«La Puglia ha bisogno di discontinuità amministrativa e di una nuova classe dirigente. Antonio Decaro candidato alla presidenza? Figura di alto profilo, ma dobbiamo capire quale sia la sua visione della Puglia e quanto sia intenzionato a distaccarsi dal modello Emiliano». Mario Turco, vicepresidente nazionale e plenipotenziario del Movimento Cinque Stelle in Puglia, frena sull’alleanza con Partito democratico e Alleanza Verdi e Sinistra ribadendo un concetto: al “campo largo” i fedelissimi di Giuseppe Conte continuano a preferire il “campo giusto”.
Pd e Avs sono quasi pronti al voto: il M5s a che punto è?
«Insieme al coordinatore regionale, Leonardo Donno, e a tutti i nostri gruppi territoriali, stiamo definendo il programma, dopo aver concluso le riunioni provinciali. Tanti sono i temi da affrontare come sanità pubblica da preservare, rafforzamento della mobilità di prossimità, scuola per tutti, accesso all’università, formazione dei giovani, ripresa dei salari reali, infrastrutture, trasporti, ambiente, gestione dei rifiuti, agricoltura, tutela delle imprese artigiane.
Queste sono alcune delle nostre priorità. Per il M5S vengono prima i temi e gli interessi dei cittadini. I giochi di palazzo e le spartizioni di poltrone non ci interessano. Se per altre forze politiche “essere pronti” significa bypassare le istanze dei cittadini e dar vita ad alleanze elettorali slegate dalle reali esigenze dei pugliesi, allora il M5S preferisce essere fuori da quei tavoli. Qualunque accordo in vista delle regionali sarà preventivamente sottoposto al parere della nostra comunità.
Le nostre decisioni sono sempre ispirate a trasparenza, etica e ricambio politico. La Puglia ha bisogno di discontinuità amministrativa e di una nuova classe politica. Siamo contrari al trasformismo perché l’etica politica per il M5S è un valore da tutelare».
A Taranto avete proposto una candidata alternativa a quello del Pd e lei non ha usato parole tenere per il campo largo. In Puglia l’alleanza con Pd e Avs si farà?
«Alla locuzione di “campo largo” il M5S preferisce quella di “campo giusto”, ovvero quello di temi e programmi per dare soluzioni ai problemi dei cittadini. Purtroppo a Taranto è stata seguita una strada sbagliata, come poi è stato ammesso dal centrosinistra: si è voluto correre sul nome del candidato, senza definire prima il programma elettorale, che a tutt’oggi resta sconosciuto agli elettori.
Gli iscritti al M5S e i simpatizzanti si sono espressi, in un’assemblea pubblica, contro la decisione imposta dal Pd. Tradire la volontà del gruppo territoriale e dei cittadini avrebbe significato prendere in giro chi ripone fiducia nel M5S. Siamo rimasti coerenti ai nostri valori. A noi non interessa il potere, l’obiettivo è dare soluzioni ai problemi della gente. Non ci interessa svendere la nostra identità in cambio di un assessorato o di una partecipata.
A Taranto, purtroppo, ci si trova di fronte a diversi “campi”, molti dei quali non larghi ma “larghissimi”. È una situazione che definire preoccupante è un eufemismo: i cambi di casacca degli anni scorsi e quelli attuali sono la rappresentazione plastica del trasformismo da cui noi abbiamo il dovere etico, politico e morale di prendere le distanze. Il M5S sosterrà convintamente la candidata sindaca Annagrazia Angolano e, intanto, aspetta di conoscere i programmi degli altri candidati».
L’eventuale candidatura di Roberto Fico o Sergio Costa in Campania preclude un candidato del M5S in Puglia?
«Questo è l’approccio politico da cui rifuggiamo a ogni costo. Affermare “questa Regione a me e quella a te” è la morte della democrazia partecipata. È spesso consuetudine per altri partiti, ma non per il M5S. Al momento a nessuna delle forze politiche in campo è preclusa la candidatura di un proprio rappresentante.
Certo, l’obiettivo auspicabile è quello di creare un doppio binario capace, con una proposta di governo credibile ed efficace, di non soccombere sul centrodestra. A noi non interessa vincere, ma governare per il bene dei cittadini. Serve contrastare con temi e soluzioni il Governo Meloni che sta trascinando l’Italia in recessione e nell’isolamento economico e sociale. Il M5S, in Puglia e in Campania, parlerà solo dei temi cari ai cittadini.
Se tali coalizioni nasceranno, significherà che le nostre istanze di giustizia sociale, rinascita economica, democrazia partecipata e liste pulite sono state accolte».
In Puglia sembra certa la candidatura di Antonio Decaro alla guida del centrosinistra: è l’uomo giusto?
«Decaro è una figura di alto profilo, con un’esperienza, un background e un indice di gradimento indiscutibili. Tuttavia, con tutto il rispetto, nel M5S abbiamo ancora bisogno di comprendere quale sia la sua visione di Puglia da qui a cinque o dieci anni; quanto sia intenzionato a distaccarsi dal modello politico di Emiliano che non sempre ha funzionato e prodotto risultati; come intende porsi di fronte ai temi che il governo Meloni sta portando avanti.
Ci confronteremo sulle soluzioni da proporre per il futuro della Regione, perché gli orizzonti stanno cambiando e gran parte del nostro territorio non ha vita facile. La persona giusta per guidare una coalizione progressista dev’essere capace di pensare e agire in modo progressista».
Si parla anche di una sua candidatura: quanto c’è di vero?
«Mi lusinga ricevere apprezzamenti da più parti, ma al momento sono impegnato a contrastare le politiche recessive del governo Meloni e la corsa agli armamenti. Poi, un domani, chissà. Sull’ex Ilva, per esempio, sarebbe interessante conoscere il punto di vista di Decaro sul riesame dell’Aia, perché sul tema il M5S continua a battersi per la chiusura di tutte le fonti inquinanti ed è contrario al rigassificatore: serve costruire un futuro diverso».
Al momento il M5s è fuori dalla maggioranza di Emiliano: lo strappo si ricucirà prima del voto?
«Mancano pochi mesi alle regionali, ma il contesto politico di incertezze, con indagini che hanno visto protagonisti alcuni esponenti politici, ci ha costretto a uscire dalla maggioranza in ossequio ai nostri valori. La legalità non è barattabile. La vera domanda è: la politica pugliese si riconcilierà con la legalità? Noi lo speriamo con tutta la nostra forza e proseguiamo sulla nostra strada, senza fare sconti a nessuno. Lo abbiamo dimostrato uscendo dalla maggioranza e rinunciando alle deleghe assessorili. Bisogna difendere la politica da affarismo e criminalità».
Qual è il bilancio di questi ultimi anni di governo in Puglia?
«C’è un deficit di servizi e infrastrutture allarmante. La sanità pubblica, in particolare, sta creando non pochi disagi ai pugliesi. Dover aspettare un anno per un esame urgente non è ammissibile in uno Stato di diritto. Al contempo, è stato fatto poco per trattenere i giovani che sono costretti a fuggire via dalla Regione per studiare o per trovare un posto di lavoro.
L’arretratezza delle ferrovie e la caducità generale dei collegamenti fra le varie province raggiunge vette inesplorate dove è assente l’alta velocità e molti territori restano fuori dai principali collegamenti nazionali e internazionali: occorre potenziare la rete di prossimità e quella autostradale che si ferma a Massafra, così come mettere a rete i porti con gli aeroporti, le aree interne e potenziare i collegamenti con il sud dell’Italia.
A ciò si aggiungono i problemi della siccità, dove prima di pensare ai dissalatori serve realizzare un grande piano di manutenzione delle condotte per evitare gli sprechi d’acqua, recuperare i reflui dei depuratori per agricoltura e industria, mettere in funzione e costruire nuovi invasi. Poi vanno rafforzati il ciclo dei rifiuti e la differenziata.
Serve creare un piano di aree idonee per le rinnovabili e trattenere gli extra profitti destinandoli ai cittadini. Di certo è stato fatto tanto lavoro in questi anni, ma i problemi da risolvere sono ancora tanti e il governo Meloni li ha amplificati. Il brand Puglia è stato rilanciato, con picchi turistici per il Salento e per la provincia di Bari, ma anche qui c’è da fare un appunto: manca un reale piano di contrasto alla “disneyfication” dei centri storici, così come una reale accessibilità turistica per la maggior parte dei territori della Regione.
La vera sfida, per il prossimo presidente della Puglia, è quella di sostenere i redditi reali delle famiglie e permettere un buon tenore di vita ai residenti della Regione, con qualche hashtag in meno e molta più equità e tutela ambientale».