Si sa, ogni decisione politica determina conseguenze sul piano economico. E tutto lascia intendere che la durissima presa di posizione da parte della Regione Puglia e del Comune di Bari nei confronti del governo Netanyahu si rifletterà sulle relazioni commerciali tra il Tacco d’Italia e Israele. A cominciare dalle esportazioni verso lo Stato mediorientale che attualmente valgono circa 53 milioni.
Il dettaglio
Sono i numeri diffusi dall’osservatorio economico Aforisma, capitanato da Davide Stasi, a “fotografare” i rapporti economici tra la Puglia e Israele. Come anticipato, nel 2024 il valore delle esportazioni di prodotti pugliesi verso Tel Aviv e dintorni si è attestato sui 53 milioni di euro: una cifra inferiore ai quasi 89 milioni conteggiati nel 2023. Il calo potrebbe essere dovuto non tanto a un iniziale raffreddamento delle relazioni commerciali tra Puglia e Israele quanto all’inflazione che ha ridotto gli incassi delle aziende.
Le province
Ma quali sono le province pugliesi che fanno più affari con Israele? Sicuramente quelle di Bari e di Taranto che, nel 2024, hanno venduto a Tel Aviv e dintorni merci rispettivamente per quasi 22 e circa 16,6 milioni di euro: cifre significative, ma pur sempre in calo rispetto al 2023 quando si attestarono rispettivamente a quasi 37 e 33 milioni. A seguire la provincia di Lecce, che nello Stato mediorientale vende merci e garantisce servizi per circa 6,6 milioni di euro, quella di Barletta-Andria-Trani con poco meno di tre milioni e mezzo, poi quella di Brindisi con 2,4 milioni e infine quella di Foggia con due milioni netti. Viceversa, Israele assicura alle aziende pugliesi beni e servizi per complessivi 22 milioni e 675mila euro, con la provincia di Bari che in Medio Oriente spende quasi quattro milioni.
L’analisi
«Le esportazioni – spiega il data analyst Davide Stasi – rappresentano un utile indicatore per poter comprendere meglio il quadro economico di un territorio, potendo valutare sia la domanda estera sia l’offerta e dunque la produzione interna. Attraverso l’andamento dell’export, si può monitorare la competitività del sistema economico e la sua capacità di raggiungere gli altri Paesi che possono rivelarsi strategici per lo sviluppo del territorio. In un mercato sempre più globalizzato sospendere i rapporti commerciali con un Paese estero, qualunque esso sia, non può che avere implicazioni e conseguenze da non sottovalutare».