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La Puglia e l’India, Sulpasso: «La via del Sapere tra Est ed Europa passa da Bari, crocevia digitale» – L’INTERVISTA

Umberto Sulpasso, economista, barese, ha insegnato in diverse università americane. È uno studioso concreto e visionario ad un tempo, capace di immaginare e progettare nuovi, realistici, modelli economici che potrebbero rinnovare modelli di business e dare vita a interi progetti industriali. Attualmente è impegnato a realizzare il primo calcolo del Prodotto nazionale del sapere, che…
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Il Campus Ox Horn di Huawei, a nord-ovest di Shenzhen, ospita 25.000 dipendenti e riproduce edifici storici italiani ed europei

Umberto Sulpasso, economista, barese, ha insegnato in diverse università americane. È uno studioso concreto e visionario ad un tempo, capace di immaginare e progettare nuovi, realistici, modelli economici che potrebbero rinnovare modelli di business e dare vita a interi progetti industriali. Attualmente è impegnato a realizzare il primo calcolo del Prodotto nazionale del sapere, che verrà ufficialmente presentato alle Nazioni Unite come metodo innovativo per misurare la ricchezza delle nazioni.

Professore, ce ne parla?

«Il PIL, il famoso prodotto interno lordo, è un modo di calcolare la ricchezza delle nazioni basato semplicemente sui prodotti materiali. Oggi invece, la vera ricchezza delle nazioni è l’informazione. Se sette delle società più capitalizzate nella borsa americana non producono beni materiali, abbiamo la conferma di essere in una nuova realtà, e che tutto questo non è un discorso teorico. L’economista Simon Kuznets fu il primo a porsi il problema: come determinare un numero unico che rappresenti tutta la ricchezza materiale prodotta. È sulla sua scia che sto lavorando, ma applicando il suo metodo ai beni immateriali. Fu Confindustria India a commissionarmi per prima, diversi anni fa, questa ricerca, e presto saranno in grado di determinarlo. Sarebbe bello se, Confidustria Bari, per esempio, lanciasse la stessa proposta per l’Italia, facendosi capofila di un’idea che, altrove, ha già basi molto solide».

Ieri, su questo giornale, ha parlato di una «Via del Sapere» come alternativa alla Via della Seta. Di cosa si tratta?

«A differenza della Via della Seta tradizionale, fatta di beni materiali e infrastrutture fisiche, la Via del Sapere è pensata per la circolazione di beni immateriali, come istruzione, informazioni e software, attraverso il web. Propongo che la Puglia e Bari diventino un hub del sapere per l’Europa, stabilendo un ponte con Bangalore, la Silicon Valley dell’India, che vanta 10.000 aziende operanti nella tecnologia, divise in servizi, istruzione e tecnologia dell’informazione. Voglio essere molto concreto: Bari dovrebbe costruire una infrastruttura fisica e materiale, gemella a quelle esistenti a Bangalore, in grado di ricevere e trasmettere software dall’India, e idealmente anche dalla Cina, al resto d’Europa».

Lei ha scritto anche di una «Fiera dell’Est» come evoluzione della Fiera del Levante. Sempre per essere visionari e concreti, come immagina la futura Galleria delle Nazioni?

«La tradizionale Fiera del Levante è forse ormai diventata troppo obsoleta, specie per quanto abbiamo detto fin qui. Propongo una “Fiera dell’Est” dedicata esclusivamente ai software e alle tecnologie provenienti dai paesi orientali. Un tale evento avrebbe un impatto colossale sull’intera Europa, poiché non esiste nulla di simile. Immagino di entrare nella futura “Galleria delle Nazioni” e trovare il padiglione della Corea del Sud, che esporrebbe le sue eccezionali innovazioni nella robotica. Poi il padiglione del Giappone, che presenterebbe software avanzati per il settore automobilistico. Quindi l’India e le sue migliaia di aziende tecnologiche che mostrerebbero i loro prodotti e le loro innovazioni informatiche. E non potrebbe mancare la Cina, con le sue avanzatissime capacità nel software, come testimoniato dall’esempio di “Huawei City”, un campus di ricerca della Huawei che riproduce in scala reale quartieri e architetture di città europee dove lavorano migliaia di persone allo sviluppo di nuovi programmi».

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