Nel 2020 il numero delle startup innovative in Puglia è aumentato del 17,4% rispetto al 2019. Un dato incoraggiante contenuto nella relazione annuale consegnata al Parlamento dal Mise, il ministero dello sviluppo economico.
Il risultato pugliese è quasi identico a quello della Campania (+17,9%) ed è il migliore tra le regioni del Sud. Il 34,3% delle startup innovative risiede nell’Italia Nord-occidentale con la Lombardia che fa da capofila (27,1% sul totale nazionale). È molto significativa, però, la presenza di startup nel Meridione: circa una giovane impresa su quattro, infatti, opera da Roma in giù.
A livello regionale, d’altronde, hanno fatto meglio della Puglia solo la Lombardia (+28,3%), la Toscana (+28,3%) e la Sardegna (+24%). Un dato il +17,9% pugliese ben al di sopra della media nazionale del +10% e di quella del Mezzogiorno, +11,2%. Meno entusiasmante, invece, è la percentuale di nuove startup innovative nate in Basilicata.
Il totale, infatti, è aumentato solo del 5,8%. Guardando ai numeri assoluti delle aziende la Puglia ha ancora terreno da recuperare rispetto alla Campania: 506 a 1.060. La diversità tra le due regioni traino del sud è anche nel peso che le startup innovative hanno sul totale di nuove aziende: in Campania è dell’8,8% mentre in Puglia del 4,2%. Questo dato è particolarmente significativo perché evidenza le fragilità delle nuove imprese pugliesi. Mediamente i loro fatturati sono più deboli e, dunque, ad uno stadio di sviluppo precedente. Lo si evince più chiaramente se ci si sofferma sul dati delle PMI innovative.
Queste ultime rappresentano una evoluzione delle start up. Hanno l’obbligo, infatti, di certificazione del bilancio e il limite di produzione annuo può superare i 5 milioni di fatturato, arrivando fino a 50 (valore massimo previsto dalla definizione europea di piccola e media impresa). I dati raccontano di un aumento in Puglia del 21% rispetto a una media al sud del 37,9%. Da questo punto di vista ha fatto meglio la Basilicata, passando da 5 a 9 Pmi innovative dal 2019 al 2020, con un incremento dell’80%. A livello nazionale sono circa 14.000 startup innovative (+16,8%) e a 2.066 PMI innovative (+15,5%), confermando il buon risultato già ottenuto nel 2020 in cui il numero di iscrizioni nella sezione speciale del registro delle imprese era cresciuto rispetto al 2019 del 10% per le startup innovative e del 31,4% per le Pmi innovative. Importante è stato il contributo di queste realtà imprenditoriali anche dal punto di vista dell’occupazione con un incremento del 40,5%.
La pandemia, però, ha lasciato i suoi segni anche qui e, in particolare, sulle startup giovanili la cui incidenza, sul totale nazionale, è passata dal 18,4% nel 2019 al 17,5% nel 2020. In leggero calo anche la percentuale di quelle guidate da donne, scesa dal 12,7% al 12,3%.
Un ruolo fondamentale per la nuova crescita del settore lo dovrà svolgere il Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza. Infatti dei 235 miliardi di euro totali circa il 27% è finalizzato allo stimolo di innovazione e digitalizzazione. Un ruolo decisivo lo svolgeranno anche gli incubatori d’impresa. Si tratta di uffici che accompagnano le startup dalla loro nascita fino al posizionamento sul mercato. Anche da questo punto di vista il divario tra nord e sud è evidente e potrebbe sbilanciare, a favore del primo, le opportunità future nel campo dell’innovazione. Sono solo cinque, infatti, gli incubatori certificati al sud; quindici, invece, nel nord ovest, 10 nel nord est e 9 nel centro Italia. Nel 2019 da Roma in giù erano solo 3.









