L’aumento dei prezzi continua a pesare sulle tasche della famiglie italiane e la Puglia ha il dato percentuale più alto su base annua a livello nazionale: +1,8%. Ogni famiglia pugliese negli ultimi dodici mesi ha, infatti, dovuto spendere in media 343 euro in più per riempire il carrello della spesa, pagare le bollette, spostarsi in auto o con i mezzi pubblici. Lo calcola l’Unione nazionale consumatori stilando la classifica del costo della vita ricavata dai dati Istat sull’inflazione di novembre in rapporto al reddito medio.
Come costo netto, in testa alla classifica delle regioni più care, con un’inflazione annua a +1,4%, c’è il Trentino Alto Adige che registra a famiglia un aggravio medio pari a 433 euro, seguito dal Veneto (+1,3%, +349 euro). La regione che ha subito meno il contraccolpo dell’aumento dei prezzi è invece il Molise, che segna una variazione nulla. In seconda posizione la Basilicata (+0,6%, +128 euro), terza la Sardegna (+0,7%, +134 euro). A livello di città è Siena ad avere il dato di inflazione tendenziale più alto d’Italia: +2,9% che si traduce nella maggior spesa aggiuntiva su base annua, equivalente a 784 euro per famiglia.
Secondo posto per Bolzano, che con +2% su novembre 2024, ha un incremento di spesa annuo pari a 664 euro a famiglia. Sul gradino più basso del podio Pistoia, quarta per inflazione ex aequo con Napoli (+1,9%), che ha una spesa supplementare pari a 514 euro annui per una famiglia tipo. Chiudono la top ten delle peggiori città, con +386 euro, Padova e Rovigo (+1,4% per entrambe).
Come interpretare questi dati? «L’aumento dell’inflazione non è mai una buona notizia, anche se parliamo di un dato percentuale che si è consolidato negli ultimi mesi in Puglia – commenta Francesco Prota, associato di Economia politica all’Università di Bari – tuttavia non è semplice dare una lettura univoca di questo fenomeno. Penso che la variazione sia legata in primis al boom turistico che ha interessato la regione, ancor di più nell’ultimo anno, e in parte allo strascico che ancora interessa il settore dell’edilizia. L’aumento dei prezzi è ben visibile su materie prime, come frutta e verdura, ma anche su tutto il settore del food e degli affitti brevi. Per anni ci siamo dimenticati di analizzare questi dati, oggi è un fenomeno che monitoriamo costantemente perché alla crescita dei prezzi al consumo non corrisponde un uguale aumento dei salari e questo comincia a pesare sui budget familiari».










