Marc Urselli è un ingegnere del suono e produttore musicale italo-svizzero che vive e lavora a New York. Ha collaborato con notissimi musicisti internazionali, come Lou Reed, Elton John, Nick Cave, U2, John Patitucci, John Zorn. È stato nominato per sette volte ai Grammy Award, vincendoli tre volte. Ogni anno torna in Puglia, a Grottaglie, dove ha vissuto in gioventù, per il Medimex a giugno e per le vacanze estive ad agosto.
Come trascorri le tue vacanze pugliesi?
Ci sono tante offerte culturali, ad agosto, quasi troppe, nel senso che spesso vorrei fare e vedere più cose che purtroppo avvengono nella stessa serata. L’altra sera sono stato al Farm Festival a Putignano, per poi andare al Rozz Fest che è a Crispiano. In una sera sono riuscito a vedere sette gruppi di vari generi musicali, e faccio ogni giorno centinaia di chilometri perchè mi piace approfittare dell’offerta culturale che c’è qui ad agosto. I festival sono tanti, c’è il Locus a Locorotondo e Ostuni, c’è il Cinzella che di solito si svolge alle cave di Fantiano di Grottaglie, c’è il Medimex, che si fa sempre a giugno a Taranto alla Rotonda, c’è il Viva Festival, il CRMX, il Francavilla Jazz, il Bari Jazz. C’è tantissima musica, e oltre a questa, c’è la fotografia, come la mostra di Monopoli che ho visitato ieri. Però sono tristemente conscio che tutte queste cose non ci sono nel resto dell’anno. Forse ce n’è un po’ a luglio, un po’ a settembre, ma è mirata ai turisti e a chi vive fuori e torna in Puglia per l’estate. Per il resto purtroppo tutto questo fervore musicale si spegne, e non è un bene.
Quali sono i punti di forza e i punti di debolezza che vedi nella Puglia musicale e culturale?
Il punto di forza è l’apertura verso l’estero. E non parlo di turisti, ma parlo del far arrivare gruppi e fotografi dall’estero, cose che vent’anni fa esistevano a malapena. Questa offerta culturale ogni anno è sempre maggiore ed è sempre più interessante grazie ai curatori dei Festival che fanno un ottimo lavoro di ricerca, come Cesare Veronico per il Medimex, Gianni Buttiglione per il Locus, il team di Spazio Porto per il Cinzella. Purtroppo quello che veramente manca in Puglia è la collaborazione. Esiste purtroppo il parlar male degli altri, il pugnalarsi alle spalle, l’invidia. È una cosa bruttissima che riscontro spesso qui fra i vari gruppi che parlano male di altri gruppi, tra musicisti o organizzatori di festival che parlano male di altri festival. È una cosa triste, che a New York per esempio non esiste. A New York la comunità artistica si aiuta a vicenda e, per dirla con un’espressione americana, la marea che sale innalza tutte le barche.
Come ricordi il mondo culturale e musicale di Taranto quando vivevi qui?
Sono arrivato a Grottaglie nel 1985 quando avevo otto anni e ci sono rimasto fino al 1999. A Taranto e provincia c’era una forte scena punk hardcore, era l’epoca dei centri sociali. A Taranto, c’era per esempio il Città Vecchia, a Grottaglie c’era il CSA Indios di cui io facevo parte. Il CSA Indios era un collettivo in cui eravamo mezza dozzina circa. Organizzavamo mostre fotografiche, concerti. Abbiamo fatto belle cose che attiravano gente da tutta la provincia e anche da fuori provincia. Veniva gente da Fasano, da Bari. E c’erano le Grotte di Massafra, che era un altro posto bellissimo, nella parte vecchia di Massafra, dove noi andavamo spessissimo a vedere concerti, quasi ogni weekend. Un altro posto era la masseria Maizza di Fasano. È stato un posto importantissimo per me perché lì ho fatto le mie prime esperienze da fonico live di concerti. Fasano la chiamavamo la Seattle della Puglia perché c’erano dieci o quindici band che uscivano da Fasano. Sono ancora in contatto con tutta questa gente, siamo ancora amici. C’era poi la cooperativa Robert Owen, che esiste fra San Giorgio e Carosino. E l’altra è la comunità Urupia, che non ricordo esattamente dove sia, ma che sono andato a visitare un paio d’anni fa, dopo molti anni. Oggi sono comunità autogestite, dove fanno produzione agricola, pane, ma anche opere e mostre d’arte. Questi piccoli spazi hanno poi creato quella che è la scena musicale di cui oggi godiamo. Quando ci sono piccole realtà oggi devono essere supportate affinché possano essere, come è stato allora, incubatrici di quella che sarà la musica del futuro.

Cosa immagini e ti auguri per Taranto?
Vorrei per il futuro della cultura e della musica a Taranto che ci fosse più collaborazione fra le realtà esistenti. Ad oggi ci sono delle realtà nuove, veramente belle, come il Medimex o come il Locus che non esistevano anni fa, in quegli anni quando vivevo qui. Ma c’è questa attitudine di competizione invece di collaborazione che rovina tutto e indebolisce tutti. E ovviamente mi auguro che ci siano sempre più posti che aprono per fare musica e cultura. Mi auguro che la gente cominci ad apprezzare quando fai qualcosa invece di darti addosso. Mi auguro che cambi questa attitudine non solo a Taranto ma ovunque in tutta Italia. Per esempio, due anni fa il Cinzella, che era da sempre alle Cave di Fantiano, lo hanno spostato in un altro posto perché il Comune di Grottaglie non voleva dargli la struttura e il supporto di cui avevano bisogno per fare il festival. Quando c’era il Cinzella arrivavano alcune centinaia di persone da Grottaglie, ma ne arrivavano altre mille dalla provincia e da fuori provincia. Questa gente prima di venire al concerto dove va a mangiare? Dove va dopo il concerto a farsi una birra?
Ci vorrebbe più sostegno da parte del pubblico e delle istituzioni?
Tutte quelle scene di cui ti ho parlato sono tutte state gestite, create e portate avanti da gente volenterosa che voleva fare cultura senza nessun supporto da parte degli enti locali, da parte della politica, da parte delle associazioni cosiddette culturali. E questo è come un grande peso sulla volontà della gente di fare cose e che continua tutt’ora. Per esempio, il Rozz Fest è autogestito in una comunità quasi da centro sociale, ma di gente adulta e matura, che lavora e che fa queste cose per fare cultura. E quindi sarebbe bello, e mi auspico per il futuro, che ci possa essere un riconoscimento da parte sia del pubblico, ma anche degli enti locali, delle associazioni, volendo anche della città stessa. Bisogna dare supporto a queste realtà invece che mettergli i bastoni fra le ruote. Per esempio, se se tu vai in Germania o in Svizzera, senza neanche andare in America dove vivo, c’è supporto da parte degli enti, della cultura e delle realtà che portano cultura. Qui invece la politica è di remare contro e questo deve cambiare.