Si chiude con una condanna a otto anni di reclusione il processo a carico di un uomo, residente in un comune del basso Salento, accusato di aver abusato della figlia per anni e che in una occasione sarebbe stato filmato con lo smartphone dalla compagna.
L’imputato è stato condannato per il reato di violenza sessuale e assolto da altre due accuse: maltrattamenti e “revenge porn”, ossia di divulgazione di materiale pornografico.
Con quest’ultimo capo d’accusa ha patteggiato 1 anno di reclusione la matrigna, che dopo aver filmato il rapporto incestuoso avvenuto nel seminterrato dell’abitazione avrebbe spedito il video al fidanzato della ragazza.
Le violenze sarebbero andate avanti per circa cinque anni. La giovane donna, maggiorenne dal 2015, ha trovato il coraggio di presentarsi presso il Commissariato di Gallipoli accompagnata proprio dal suo compagno. Gli agenti, diretti dal vice questore Monica Sammati, hanno cosi appreso le violenze e i ricatti che, a suo dire, «Andavano avanti da ormai troppo tempo».
Gli episodi, ricostruiti dai poliziotti sotto il coordinamento del pm Luigi Mastroniani iniziano nel 2015 quando la persona offesa decide di andare a vivere in casa del padre che, nel frattempo, aveva avviato una relazione con una nuova compagna.
Dopo la denuncia sono scattati gli accertamenti scanditi dagli ascolti a sommarie informazioni e dal sequestro di telefoni e supporti informatici in possesso degli indagati. Dall’analisi delle memorie sono emersi i risconti al racconto della ragazza che hanno convinto il pm a chiedere le indagini e ad avanzare richiesta di rinvio a giudizio per il padre e la matrigna della ragazza.