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«I Comuni non hanno i tecnici in grado di avviare i progetti»

La questione della necessità di avviare una nuova fase progettuale delle scuole è un tema molto dibattuto nelle ultime ore. Mila Spicola insegnante, esperta in politiche del Sud e di genere, spiega quali sono i punti di forza e di debolezza dei bandi avviati per distribuire i fondi del PNRR destinati al sistema istruzione ed…
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La questione della necessità di avviare una nuova fase progettuale delle scuole è un tema molto dibattuto nelle ultime ore. Mila Spicola insegnante, esperta in politiche del Sud e di genere, spiega quali sono i punti di forza e di debolezza dei bandi avviati per distribuire i fondi del PNRR destinati al sistema istruzione ed in modo particolare all’infanzia.

Come valuta l’importanza degli asili nido sul territorio?
«La presenza di asili nido sul territorio è fondamentale per la realizzazione di tutte quelle politiche di parità di genere e inclusione che ci auspichiamo da anni. Non dimentichiamo che il nido nel 2017 è passato da “servizio per la famiglia” a “diritto essenziale”, adesso la questione riguarda il diritto all’istruzione».
Quanto bisogno c’è di queste strutture?
«L’Europa ci chiede di avere un target minimo di 33 posti disponibili ogni 100 bambini. I 4,6 miliardi totali del PNRR sono stati calcolati proprio per raggiungere questo obiettivo. Attualmente al Sud ci sono 12 posti disponibili, di cui una parte privati, ogni 100 bambini. Siamo lontanissimi».
Allora come mai rischiamo di perdere “il treno del PNRR” per la costruzione di asili nido?
«Tutti i bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono diretti alle istituzioni locali, questo in particolare riguarda esclusivamente i comuni. Il nodo è proprio qui. Al Sud le amministrazioni sono in grande difficoltà economiche perché hanno i bilanci messi male e non hanno uffici tecnici adeguati per avviare lavori che comportano la stesura di un progetto per la costruzione di scuole. In più bisogna considerare che per questo tipo di tema c’è uno scarso interesse politico».
Cosa significa?
«Se un Comune ha difficoltà economiche e si barcamena nel quotidiano non potrebbe mai impiegare tempo e risorse in un bando simile. Spesso è anche una questione di mancata visibilità all’interno della comunità: non conviene mettersi in gioco per progetti che verranno inaugurati dalla successiva amministrazione».
La Puglia è l’unica regione del Sud che ha registrato un ottimo numero di richieste per accesso ai fondi del bando. Come mai?
«La Puglia esula da questo discorso perché dal punto di vista amministrativo è messa molto meglio rispetto alle altre regioni grazie anche alle politiche regionali che hanno lavorato moltissimo nell’incentivare e rimpolpare tutte le strutture tecniche e amministrative per usufruire dei bandi europei. I pugliesi su questi temi sono già allenati».
Quale soluzione suggerisce per ovviare la mancanza di tecnici locali?
«La soluzione potrebbe essere centralizzare la parte progettuale ingaggiando squadre di tecnici che supportino dal punto di vista burocratico e amministrativo i comuni che lo richiedono. Questo incoraggerebbe la partecipazione li bando, si tratta di mettere tutti nelle stesse condizioni e azzerare le differenze».
Qual è stato il più grosso errore del Governo da questo punto di vista?
«Pensare che il problema fosse esclusivamente locale, e che localmente doveva essere risolto. Lo scarica barile istituzionale non ha portato a niente. Facciamo l’esempio degli ospedali che rappresentano il diritto dei cittadini alla salute: la loro presenza sul territorio è garantita. In questo senso non è logico scaricare la colpa sulle amministrazioni del sud. Anche perché il risultato è che al sud non diamo alle famiglie gli strumenti per evolversi socialmente L’ospedale ci deve essere. Così bisogna ragionare per gli asili nido».
Probabilmente arriverà una proroga di un mese per la partecipazione. A quanto potrà servirci?
«Credo a bene poco, probabilmente aderiranno solo quei comuni che già si stavano preparando e non erano riusciti a chiudere le pratiche in tempo. Escludo che chi non ha pensato di farlo fino ad ora possa cambiare idea. Gli strumenti mancavano e mancano».

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