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Caso Lerario: tre anni di appalti per 13 aziende, carte al setaccio in Regione

Decine di appalti sospetti, concentrati nelle mani di 13 imprenditori, molti dei quali vicini a Mario Antonio Lerario. Gira intorno a lui, all’ex capo della Protezione civile regionale, in carcere dal 23 dicembre scorso, il mondo delle commesse a sei zeri e le grandi opere regionali degli ultimi tre anni. Per questo, la maxinchiesta nata…
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Decine di appalti sospetti, concentrati nelle mani di 13 imprenditori, molti dei quali vicini a Mario Antonio Lerario. Gira intorno a lui, all’ex capo della Protezione civile regionale, in carcere dal 23 dicembre scorso, il mondo delle commesse a sei zeri e le grandi opere regionali degli ultimi tre anni.

Per questo, la maxinchiesta nata dalla realizzazione dell’ospedale Covid in Fiera e cresciuta nella scoperta di altre anomalie, torna a focalizzare l’attenzione sulle carte di Lerario. Cercano chiarezza gli inquirenti, ma anche e soprattutto riscontri. Ecco perché ieri mattina i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria del comando provinciale di Bari hanno eseguito una nuova perquisizione disposta dal procuratore aggiunto Alessio Coccioli, che coordina l’inchiesta con il procuratore capo Roberto Rossi.
Gli investigatori sono stati negli uffici della Regione Puglia per portare via tutto quello che possono raccontare le diverse fasi di ogni appalto, aggiudicato a 12 imprenditori, metà dei quali indagati.
Sono ora allo studio gli atti degli affidamenti in favore della Dmeco Engineering srl di Donato Mottola (ai domiciliari dal 26 dicembre), Edil Sell.A srl unipersonale di Vito Leccese (anche lui ai domiciliari, incastrato da una mazzetta di 10 mila euro nell’auto di Lerario), della Illuzzi Antonio Unipersonale srl, di Antonio Illuzzi di Giovinazzo (indagato per corruzione e turbativa d’asta), della Cobar spa, il cui procuratore Domenico Barozzi, di Altamura, è indagato (per falso e turbata libertà di scelta del contraente), della Demetrio Zema srl unipersonale e Sigismondo Zema, entrambe di proprietà di quest’ultimo (anche lui indagato per turbativa d’asta e corruzione), della G. Scavi srl di Acquaviva delle fonti, dei fratelli Francesco e Giovanni Girardi, e della Afrigirardi di Francesco Girardi (indagato per turbativa d’asta e corruzione), la GFG srl dei fratelli Girardi, con sede a Monopoli, la Leo Impianti srl di Acquaviva delle Fonti, di Vito Vincenzo Leo (non risulta allo stato indagato), della Pulisan srl, pulizia e sanificazione immobili di Bari, di Alessandro Goffredo Nuzzo (non è indagato), della Neos Restauri srl (nata dalla Tancredi Restauri srl) di Altamura, di Nicola Tancredi (indagato per turbativa d’asta e corruzione), e della Sis*Med srl Sistemi Medicali, di Lecce, il cui presidente Vito De Mitri non risulta indagato.
L’incarico della procura era di portar via tutti gli atti e i documenti esistenti presso gli uffici della Regione Puglia o degli enti eventualmente incaricati, relativi all’intero procedimento adottato da Lerario, per affidamento e appalto, sin dalla selezione del contraente fino all’esecuzione del contratto. Insomma, progetto tecnico, perizia, computo metrico, indagine di mercato con allegate richieste di preventivi e preventivi ricevuti.
Ancora, in caso di procedura telematica: inviti, offerte pervenute, verbali di nomina commissione di gara, data di iscrizione degli invitati al portale del soggetto aggregatore, i documenti citati nelle determine con cui sono stati dati gli appalti, in caso di affidamenti relativi all’acquisizione di lavori, beni e servizi la documentazione attestante l’iscrizione degli operatori selezionati alle white list delle Prefetture. Nel caso di procedura d’urgenza, ogni documento attestante la verifica delle criticità ed il fabbisogno delle attività da eseguire.
E infine, tutti i verbali delle riunioni e gli atti prodotti dai dirigenti, anche in occasione di commissioni della Regione Puglia, inerenti gli appalti gestiti dalle Sezioni Provveditorato ed Economato e Protezione Civile negli ultimi cinque anni.

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