«Lo scenario mafioso pugliese è costituito da una pluralità di organizzazioni criminali, per lo più autonome, caratterizzate da un accentuato dinamismo conseguente agli altalenanti rapporti di conflittualità e alleanze interni». È quanto si legge nella relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività e i risultati della Direzione investigativa antimafia (Dia) nel primo e secondo semestre dello scorso anno relativamente al fenomeno criminale delle mafie pugliesi e lucane.
Il contesto criminale pugliese viene tradizionalmente suddiviso in camorra barese, mafie foggiane e Sacra corona unita, che tuttavia all’occorrenza realizzano tra loro, in maniera sinergica, forme di strategica collaborazione funzionali al soddisfacimento di remunerativi e comuni interessi illeciti.
La camorra barese
Il modello di criminalità organizzata indicato come la camorra barese è caratterizzato da una pluralità di clan indipendenti privi di una connotazione unitaria la cui struttura è comunque di tipo verticistico, diversificata da caso a caso e che prevede, al suo interno, ruoli e gradi stabiliti da veri e propri rituali di affiliazione mutuati dalle altre organizzazioni criminali, quali la camorra napoletana e la ‘ndrangheta, da cui originano o dalle quali hanno subito significative influenze.
La peculiarità dei clan egemoni è quella di assumere la caratteristica di una “federazione” di gruppi criminali all’interno della quale pochi clan sono dominanti rispetto agli altri.
Le mafie foggiane
La criminalità organizzata foggiana annovera una pluralità di identità mafiose distinte: la società foggiana, la mafia garganica, la mafia sanseverese e la mafia cerignolana. A queste si aggiungono altri gruppi criminali per i quali non è stata giudizialmente acclarata la connotazione mafiosa, benché siano sotto costante attenzione info-investigativa per la loro pericolosità, lo spessore criminale e la stretta vicinanza con i clan mafiosi.
Queste consorterie operano sull’intero territorio provinciale secondo una dislocazione che idealmente suddivide la provincia in quattro quadranti geografici: Foggia, Macro-area del Gargano, Alto Tavoliere e Basso Tavoliere.
Le quattro principali organizzazioni mafiose foggiane sono tra loro collegate, secondo logiche di condivisione di strategie, di interessi, di campi d’azione e di reciproco supporto.
I clan più strutturati annoverano nella propria orbita gruppi minori, talvolta composti da pochi elementi, i quali evidenziano nelle loro azioni i canoni mafiosi della violenza e della prevaricazione.
La Sacra corona unita
La Sacra corona unita affonda le sue radici tra le province di Lecce e Brindisi, e molto meno attiva nella città di Taranto e nella sua provincia. L’autorevolezza riconosciuta alle figure apicali delle organizzazioni criminali storiche della Sacra corona unita, soprattutto a Lecce, non appare minata dallo stato di detenzione di alcuni boss, che riescono a mantenere attivi i rapporti con l’esterno anche grazie al supporto garantito da parenti e sodali liberi.
Il traffico di stupefacenti si conferma il core business, grazie alla sua elevata redditività. Questo settore è ulteriormente rafforzato dalla creazione di solidi legami con altre organizzazioni criminali che garantiscono privilegiati canali di approvvigionamento dello stupefacente sia esteri (Albania e Spagna) sia nazionali (trafficanti calabresi).
I provvedimenti interdittivi
In Puglia l’azione preventiva nei confronti di tutte le compagini mafiose si è sostanziata nell’emissione di 50 provvedimenti interdittivi da parte dei Prefetti pugliesi, di cui sette provvedimenti di prevenzione collaborativa, un diniego di permanenza o nelle white list con contestuale rinnovo di informativa antimafia e quattro provvedimenti di gestione straordinaria.
I settori economici a rischio
Il settore economico maggiormente interessato è quello della zootecnia, ma appaiono significativi anche quello sanitario e assistenziale, quello alberghiero e quello della ristorazione.
Le infiltrazioni della criminalità organizzata in Basilicata
Anche in Basilicata l’infiltrazione della criminalità organizzata in vari settori dell’economia legale si evince dai 17 provvedimenti interdittivi complessivamente adottati, di cui due conferme di interdittive preesistenti, due provvedimenti di adozione della misura amministrativa della prevenzione collaborativa e sei provvedimenti di rigetto dell’iscrizione nelle white list con carattere di interdittive, nei confronti di ditte impegnate nel settore dei servizi di pulizia, in quello edile e della ristorazione.