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«Battere il bullismo si può e Mabasta ve lo dimostra»

Mirko Cazzato, ventenne originario di Cavallino, è stato votato come pugliese dell’anno per aver dato vita alla start-up Mabasta con cui si impegna a combattere il bullismo in Italia. Il suo obiettivo è quello di far diventare Mabasta la prima impresa in Italia che lotta per il sociale. Tanti i riconoscimenti ottenuti, primo tra tutti…

Mirko Cazzato, ventenne originario di Cavallino, è stato votato come pugliese dell’anno per aver dato vita alla start-up Mabasta con cui si impegna a combattere il bullismo in Italia. Il suo obiettivo è quello di far diventare Mabasta la prima impresa in Italia che lotta per il sociale. Tanti i riconoscimenti ottenuti, primo tra tutti la candidatura nella top 10 del “Global Student Prize”, il Nobel studentesco con un montepremi in palio di 100mila dollari.

Come è nata l’idea di Mabasta?
«Mabasta è nata nel 2016 quando, con la mia classe, siamo venuti a conoscenza di una ragazza che ha tentato il suicidio dopo aver subito atti di bullismo. Nella mia ex scuola si usa sempre il verbo fare e decidemmo di non lasciare le nostre idee dentro quelle quattro mura; la nostra mission è dare ai giovani azioni concrete da compiere per combattere una piaga sempre più diffusa».
Come si è evoluta la start-up?
«Abbiamo incontrato gradi personalità del mondo della politica, dello spettacolo e dello sport, ma anche centinaia di studenti. Abbiamo elaborato delle azioni concrete che si chiamano “modello Mabasta” da dare a ogni ragazzo per prevenire e contrastare ogni forma di bullismo. Sono sei azioni per renderli gli attori principali della realtà in cui vivono. Per esempio, possono eleggere un “Mabaprof”, un docente referente per il bullismo. Il Ministero dell’Istruzione (Miur), dopo questa iniziativa, ha già chiesto a tutte le scuole di eleggerne uno».
C’è stato chi non ha creduto in voi?
«No, anzi, tutt’altro. Col passare del tempo ci hanno spiegato che siamo l’unico movimento dal basso formato da ragazzi che combatte un problema così importante. Abbiamo avuto successo perché le nostre azioni sono rivolte direttamente ai ragazzi, sono loro stessi che devono mettersi in gioco».
Le due parole per descrivere Mabasta potrebbero essere mobilitazione e inclusione?
«Certo. Sono dell’idea che abbiamo due superpoteri: parlare e scrivere. Possiamo usarli per risolvere un problema e possiamo diventare dei super eroi per questo. Il bullo non va mai emarginato, è molto spesso una persona con delle tragiche dinamiche di vita e spetta a noi dargli la possibilità di rimediare agli errori».
La nostra società può cambiare se i giovani si impegnano?
«Certo. Il nostro motto è l’unione fa la forza. Se anche solo un ragazzo scrive un bigliettino con scritto “in questa classe c’è bullismo” può diventare un eroe e fare la differenza».
Sei stato scelto pugliese dell’anno: cosa rappresenta per te questo titolo?
«È un onore. Da sempre il Sud viene visto come la terra senza speranza per i giovani. Tutti i giovani fuggono al Nord o all’estero, io posso essere la dimostrazione e l’orgoglio per tutti i giovani che decidono di rimare qui».
Hai battuto, tra gli altri, il sindaco Decaro e la cantante Amoroso: come ci sei riuscito?
«Forse l’età e il tema per cui mi batto sono stati un vantaggio. Se siamo arrivati qui, comunque, è anche merito degli adulti. Mabasta nasce e cresce grazie ai fondi che riceviamo».

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