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Asl, guerra aperta Decaro-Emiliano: tutto fermo in Puglia, si cerca l’accordo verso le Regionali

È una non decisione quella assunta l’altro giorno dalla giunta regionale pugliese: nessuna nomina per i nuovi direttori generali delle cinque Asl commissariate lo scorso marzo. Al termine dei sei mesi previsti per legge, l’esecutivo avrebbe dovuto procedere alla designazione dei manager sanitari, dopo la selezione pubblica avviata a ridosso di Ferragosto e conclusa a…
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È una non decisione quella assunta l’altro giorno dalla giunta regionale pugliese: nessuna nomina per i nuovi direttori generali delle cinque Asl commissariate lo scorso marzo. Al termine dei sei mesi previsti per legge, l’esecutivo avrebbe dovuto procedere alla designazione dei manager sanitari, dopo la selezione pubblica avviata a ridosso di Ferragosto e conclusa a metà settembre.

Le tensioni

Ma tutto si è fermato ancora una volta, bloccato dalle tensioni interne tra Michele Emiliano e Antonio Decaro, rispettivamente presidente uscente e candidato in pectore alla successione. Il primo, deciso a chiudere il capitolo prima del voto; il secondo, intenzionato a rivendicare il diritto di scegliere personalmente i direttori una volta eletto. Da qui l’impasse che ha spinto la giunta a una soluzione di compromesso: una proroga di 45 giorni, interpretando in modo estensivo una norma nazionale che consente agli amministratori pubblici di restare in carica per un mese e mezzo dopo la scadenza del mandato. Una decisione ai limiti della legittimità, poiché la legge regionale del 2018 vieta espressamente proroghe in caso di commissariamento, consentendo solo il tempo tecnico necessario alla firma dei nuovi decreti di nomina. Di fatto, un escamotage per guadagnare tempo fino a metà novembre, a ridosso delle elezioni regionali, nella speranza che Emiliano e Decaro trovino nel frattempo un’intesa sui nomi.

I commissari

Nel frattempo, restano al loro posto gli attuali commissari straordinari: Colacicco alla Asl di Taranto, Di Matteo alla Bat, Pasqualone al Policlinico Riuniti di Foggia, Fruscio alla Asl Bari (con incarico a scavalco anche al «De Bellis» di Castellana Grotte) e Delle Donne all’Istituto oncologico di Bari. Ma il rischio ora è duplice: da un lato, cinque aziende sanitarie senza guida stabile in una fase delicata per la programmazione e la spesa; dall’altro, commissari costretti a restare in carica «per la continuità amministrativa», ma con atti potenzialmente nulli o impugnabili da chiunque vi ravvisi un interesse legittimo.

Una situazione di stallo che riapre la frattura all’interno del centrosinistra pugliese, mentre i nodi della sanità – dai concorsi alle liste d’attesa – restano sul tavolo, ancora una volta rinviati a dopo il voto.

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