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Al Sud troppi detenuti e poco lavoro: ecco l’inferno dietro le sbarre

Il carcere di Foggia rappresenta il simbolo di un sistema penitenziario al collasso. Con un tasso di sovraffollamento del 212%, risulta infatti il secondo istituto più affollato d’Italia, subito dopo San Vittore a Milano (220%). Un dato che da solo basterebbe a descrivere la gravità della situazione, ma che trova conferma in un panorama diffuso…
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Il carcere di Foggia rappresenta il simbolo di un sistema penitenziario al collasso. Con un tasso di sovraffollamento del 212%, risulta infatti il secondo istituto più affollato d’Italia, subito dopo San Vittore a Milano (220%). Un dato che da solo basterebbe a descrivere la gravità della situazione, ma che trova conferma in un panorama diffuso di emergenza che coinvolge anche la Basilicata e, più in generale, tutto il Sud Italia.

Secondo il recente dossier “Senza respiro” dell’associazione Antigone, 58 carceri italiane superano il 150% della capienza regolamentare. Tra queste ci sono anche Potenza (193%), Taranto (190%), e Lecce, che pur non raggiungendo quelle cifre, resta emblematica di un modello penitenziario in forte crisi. I dati forniti da Eurispes nel report “Italia 2025” confermano che il sovraffollamento nazionale ha toccato nel 2024 un +20,55% rispetto alla capienza prevista, con un incremento del numero totale di detenuti pari al 2,81% rispetto al 2023: il sistema è al limite della sostenibilità.

Lo scenario locale

In Puglia si contano 4.355 detenuti, mentre in Basilicata i numeri sono inferiori ma non meno preoccupanti in proporzione. Foggia, Potenza e Taranto figurano oggi tra gli istituti più affollati del Paese. A ciò si aggiunge un preoccupante numero di suicidi in carcere: nell’ultimo anno sono stati già quattro in Puglia e due in Basilicata, a testimonianza del livello di sofferenza e disagio psicologico vissuto dietro le sbarre. Accanto al sovraffollamento si colloca un altro nodo cruciale: la quasi totale assenza di opportunità lavorative per i detenuti. La casa circondariale di Borgo San Nicola a Lecce, per esempio, registra un tasso di occupazione interna dello 0,3%, tra i più bassi d’Italia. Il dato rivela quanto siano lontani gli obiettivi della rieducazione e del reinserimento sociale.

La giustizia minorile

La situazione è altrettanto preoccupante sul fronte della giustizia minorile. Un tempo modello di riferimento a livello europeo, oggi appare in netto declino. Il Governo ha risposto alla crisi annunciando la creazione o riapertura di quattro nuovi istituti penali per minorenni, tra cui uno a Lecce. Tuttavia l’apertura di nuove strutture rischia di essere solo un palliativo: «Qualora venissero recuperati questi posti, continuando con questi ritmi risulteranno presto insufficienti», avverte Antigone.

Il personale

Anche la mancanza cronica di personale aggrava le criticità. A livello nazionale servirebbero circa 18mila agenti di polizia penitenziaria, con ripercussioni più gravi proprio negli istituti del Sud. Inoltre, la crescente presenza di detenuti stranieri (circa il 30% del totale nazionale) accentua le difficoltà gestionali e relazionali nei penitenziari meridionali, dove spesso mancano mediatori culturali e spazi adeguati per rispondere a esigenze diverse. Puglia e Basilicata, dunque, non rappresentano eccezioni ma casi emblematici di un sistema carcerario nazionale che rischia di implodere.

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