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A scuola senza cellulare: dopo la prima settimana i ragazzi si dividono tra pro e contro

Dal primo settembre 2025 è entrato in vigore il divieto di utilizzo dei cellulari a scuola, introdotto dalla circolare del ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Il provvedimento riguarda le scuole secondarie di secondo grado e ha già acceso il dibattito tra dirigenti, insegnanti, studenti e famiglie. Le impressioni La prima settimana di scuola…
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Dal primo settembre 2025 è entrato in vigore il divieto di utilizzo dei cellulari a scuola, introdotto dalla circolare del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Il provvedimento riguarda le scuole secondarie di secondo grado e ha già acceso il dibattito tra dirigenti, insegnanti, studenti e famiglie.

Le impressioni

La prima settimana di scuola dopo l’entrata in vigore del provvedimento ha lasciato gli studenti con impressioni contrastanti. Se da un lato c’è chi riconosce aspetti positivi, dall’altro molti sottolineano le difficoltà di un provvedimento percepito come troppo rigido.

Arianna ammette che l’assenza del telefono ha favorito relazioni più autentiche tra i compagni: «In realtà questi due giorni senza telefono non sono stati così male, anzi. Abbiamo parlato di più tra di noi, si è creata un’atmosfera diversa, più “vera”». Allo stesso tempo, però, critica il modo in cui è stato applicato il divieto: «Farlo così di colpo e in modo forzato non mi è sembrata la scelta migliore. Ci sono altri modi per affrontare il problema, magari coinvolgendo anche noi».

Giorgia, invece, mette in luce la necessità di restare connessi con l’esterno: «Male, perché comunque noi abbiamo bisogno di comunicare con la famiglia o con gli amici in caso di imprevisti. Non è così che si impone la didattica: anche senza telefono si può rimanere distratti».

Più netta la posizione di Simona, che ritiene il provvedimento ingiusto: «Il cellulare oggi non è solo svago, ma uno strumento indispensabile. Serve per controllare l’orario o per comunicare subito con i genitori in caso di emergenza. Privarcene significa toglierci un mezzo utile e rassicurante».

Il bilancio, quindi, resta aperto: il divieto sembra favorire la socializzazione, ma al tempo stesso alimenta timori e perplessità tra gli studenti, che chiedono maggiore ascolto e soluzioni più equilibrate.

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