L’anno sarà anche nuovo ma dinamiche, comportamenti e difetti restano praticamente immutati. La seduta ordinaria del primo Consiglio comunale di Potenza del 2022 in cui era prevista l’elezione del presidente dell’assemblea, è andata infatti, quasi deserta.
Mancanza del numero legale senza i 2/3 dei consiglieri, per utilizzare un gergo tecnico; difficoltà nel trovare soluzioni, detto in parole povere. Eppure la prima riunione del “parlamentino” di via Nazario Sauro, per l’occasione, si era vestita a festa e aveva anche cambiato casa, traslocando nell’affascinante scenario del Teatro Stabile in piazza Mario Pagano.
Il consesso si è aperto osservando un minuto di raccoglimento in ricordo del presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, in occasione dei funerali di Stato e a tal proposito l’Amministrazione ha disposto le bandiere a mezz’asta in segno di lutto. Una ventina le mozioni in scaletta presentate dai consiglieri e un paio le interrogazioni, tra le quali quella della consigliera d’opposizione Bianca Andretta (“Insieme per Bianca”) sulle iniziative per rendere omaggio alla memoria del pioniere delle radio libere in Italia, Bonaventura Postiglione e l’interrogazione urgente presentata dalla consigliera dello stesso gruppo, Angela Blasi, sulla chiusura dell’ufficio postale di Bucaletto.
Al netto delle questioni poste all’ordine del giorno, delle votazioni sulle variazioni di bilancio, dei ricami che si sfilano su cavilli prettamente burocratici, resta aperta la discrepanza di vedute tra i gruppi politici più rappresentativi in seno alla maggioranza, confinando nel limbo la volontà politica di addivenire ad una soluzione.
La mancata elezione del prossimo presidente del Consiglio, dopo il mandato dell’uscente Francesco Cannizzaro, è sintomatica di una certa fragilità di confronto in un momento delicato per la Giunta Guarente, che correrebbe il rischio di rimanere impantanata e di segnare il passo proprio al giro di boa del suo percorso amministrativo sui provvedimenti più urgenti prescindendo dal rimpasto. Ora trovare la quadra sul nome su cui convergere è un terno al lotto, se ne saprà tutt’al più qualcosa lunedì 17 gennaio, quando è previsto l’ennesimo incontro interlocutorio tra le parti.
Da parte dei salviniani è ormai noto l’intento di chiedere le dimissioni degli assessori meloniani, per questi ultimi è altrettanto palese il desiderio di ottenere un terzo scranno assessorile, rimarcando, però, la volontà di rivedere l’agenda politica azzerando la Giunta e concentrarsi sulle questioni più urgenti. C’è un debito su cui discutere e da onorare, di circa 85 milioni di euro, che va ripianato in tre anni con l’organo straordinario degli enti locali; occorre far ripartire i cantieri per dare ossigeno al tessuto imprenditoriale della città, stimolando un’economia stagnante anche a causa dell’emergenza pandemica in atto. E poi la questione pendente sul contratto con la ditta Trotta bus in regime di proroga per altri tre mesi relativa al trasporto pubblico locale, dopo che, almeno per far “rifiatare” i lavoratori, l’azienda ha saldato le tredicesime spettanti. Tanta carne a cuocere per l’immediato futuro per un dibattito politico che si annuncia intensamente arzigogolato.