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Consorzi di bonifica pugliesi: pozzi senza fondo. Il report sulle perdite di gestione

Buchi di bilancio, inefficienze di gestione, stipendi d’oro, sprechi assurdi nella distribuzione dell’acqua per irrigare i campi agricoli. Questi gli ostacoli pressocché insormontabili sulla nascita del consorzio centro sud Puglia che dal primo gennaio 2024 dovrebbe assorbire e liquidare i quattro enti commissariati da 20 anni: Arneo, Ugento Li Foggi, Stornara e Tara e Terre…

Buchi di bilancio, inefficienze di gestione, stipendi d’oro, sprechi assurdi nella distribuzione dell’acqua per irrigare i campi agricoli.

Questi gli ostacoli pressocché insormontabili sulla nascita del consorzio centro sud Puglia che dal primo gennaio 2024 dovrebbe assorbire e liquidare i quattro enti commissariati da 20 anni: Arneo, Ugento Li Foggi, Stornara e Tara e Terre d’Apulia. Una missione quasi impossibile considerando le relazioni tecniche depositate nei giorni alla regione Puglia in vista del passaggio di consegne.

A creare preoccupazione è il resoconto sulla gestione commissariale elaborato da uno staff di esperti. «La gestione commissariale Pagliardini», si legge nel documento riservato, «ha condotto alla Legge regionale di riforma n.1/2017 prima di passare il testimone all’attuale gestione commissariale di Alfredo Borzillo. La massa debitoria prima della riforma veniva stimata in 266,38 milioni di euro con un disavanzo consolidato di 198,93 milioni. Oggi la massa debitoria si attesta nell’ordine dei 308,77 milioni di euro con un disavanzo consolidato di 192,49 milioni. La fotografia ad oggi conferma un dato inconfutabile: le cause dello squilibrio economico-finanziario dei Consorzi di bonifica pugliesi commissariati tuttora permangono».

In soldoni i 4 consorzi sono dei carrozzoni che sinora hanno collezionato solo debiti senza offrire in cambio una gestione degna di tal nome. Di più, gli esperti lanciano l’allarme: «I quattro Consorzi commissariati erano e sono tuttora Enti tecnicamente dissestati, poco efficienti e la cui attività istituzionale è fortemente viziata dalla precarietà economico-finanziaria in cui sono costretti a operare. La legittimità delle procedure amministrative, contabili e tecnico-gestionali adottate è fortemente influenzata da questo contesto».

Un quadro da brividi, insomma, in cui «emerge, ancora una volta, la necessità di intervenire con assoluta urgenza e con azioni mirate, concludenti e risolutive. In caso alternativo, la procedura liquidatoria degli Enti commissariati potrebbe risultare quale unica strada percorribile». A conferma della tesi gli sprechi assurdi registrati nella gestione delle risorse idriche.

Per il servizio irrigazione, ad esempio, i consorzi distribuiscono acqua a 2175 aziende agricole per un totale annuo di 16 milioni di metri cubi, peccato però che ne prelevino oltre 47 milioni dagli invasi buttando dalla finestra il 67% dell’acqua disponibile. Non va meglio per i pozzi artesiani che registrano in totale 2197 utenti attivi e perdite annue superiori al 54% dell’acqua succhiata dalla falda. A fronte di 1,8 milioni di metri cubi che arrivano sui campi, infatti, 2,1 milioni si volatilizzano strada facendo. Ciliegina sulla torta gli stipendi d’oro per i manager a capo degli enti di bonifica con buste paga annuali da 100 e fino a 120 mila euro, circa 7 mila euro al mese.

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