Le sue foto hanno compiuto il giro del mondo. Sono state la copertina del trionfo di Francesco Moser: dal suo obiettivo sono nati gli scatti che hanno fatto la storia del ciclismo immortalando la vittoria dello Sceriffo che nel 1976 conquistò nel Salento la medaglia d’oro e la maglia iridata nell’inseguimento individuale. Il corridore trentino si laureò campione del mondo sulla pista di legno doussi è del Velodromo degli Ulivi di Monteroni (Lecce). E a immortalare quel successo c’era lui. Si è spento nei giorni scorsi Gerardino Quarta, storico fotografo monteronese e fotoreporter ufficiale, al fianco del fratello Marcellino, di quei mondiali di ciclismo. È morto prima di capodanno a seguito di un malore improvviso. Aveva 84 anni. Quelle immagini rappresentano ancora oggi una delle cartoline più belle della storia del Salento, il flashback amarcord dei bei tempi che furono. La galleria di scatti, custodita gelosamente negli archivi del fratello, anche lui artista di questo meraviglioso mondo delle foto, riannoda i fili delle emozioni vissute più di 45 anni fa. Immagini che ancora oggi fanno battere il cuore, e non solo a chi ha vissuto in diretta quell’appuntamento con la storia dello sport italiano. L’epopea della leggenda del ciclismo italiano, che risponde al nome di Moser, passa anche e soprattutto dal Velodromo di Monteroni, impianto di gloriosa memoria finito poi negli abissi del degrado e dell’abbandono, sebbene tuttora oggetto dell’ennesimo tentativo di ristrutturazione. Ma negli scatti che hanno fatto epoca non ci sono solo le gesta dello Sceriffo. Negli album ci sono impressi anche i momenti istituzionali: primo tra tutti l’arrivo del presidente del Consiglio di allora, Giulio Andreotti, che atterrò direttamente in elicottero all’interno del Velodromo, un impianto che, nonostante le varie traversie degli ultimi decenni, resta un tempio per i veri amanti della bicicletta. Con l’addio di Gerardino Quarta se ne va quindi un pezzo della storia bella della comunità salentina. Era più di un fotografo, era un personaggio. Un’icona monteronese degli anni Sessanta e Settanta. «Classe pura, estro e fantasia. Fotografo e anche prestigiatore, illusionista. Uno che era troppo avanti per quei tempi», è il ricordo che ne fa su facebook Gigi Madaro, un amico di vecchia data. Per i mondiali di ciclismo Quarta fece modificare una Fiat500 rendendola completamente decapottabile: una versione cabriolet ante-litteram quando le 500 avevano soltanto il tettuccio apribile. Fu la vettura del “servizio stampa” con la quale spesso scorrazzava proprio sulla pista del Velodromo. Era uno spirito libero, un personaggio a tutto tondo. E non gli difettava certo l’inventiva. Negli anni Sessanta, con un fotomontaggio fatto ad arte ed esposto in piazza Falconieri, nel suo studio fotografico che sorgeva nel cuore del paese, si inventò il “mostro” a Monteroni: ne parlarono tutti i giornali e il caso arrivò anche alla ribalta della televisione. Tant’è che Quarta finì in caserma per essere interrogato dai carabinieri. Personaggio talmente eclettico che dopo decenni di professione pensò bene di cambiare anche mestiere: aprì una gioielleria avviando l’attività di orefice e di orologiaio. Ma tra i servizi importanti realizzati da Quarta non ci fu solo il campionato mondiale di ciclismo del 1976. Il suo studio fu ingaggiato anche per il matrimonio a Roma della principessa Marina Torlonia celebrato alla fine degli anni Sessanta: lui si occupò delle foto e il fratello-collega delle riprese-video. Fu fotografo di scena a Cinecittà e fece la comparsa anche in alcuni film. Una passione cominciata fin da ragazzino e cresciuta tra il Salento e la Capitale. «In bici faceva la spola due volte al giorno da Monteroni per recarsi dal suo maestro Pino Carlino che aveva lo studio in via Palmieri, a Lecce. Poi – racconta Marcellino Quarta – il servizio militare lo portò vicino Roma e lì fece esperienze importanti: collaborò con lo studio Luxardo, che realizzava le gigantografie degli artisti e degli attori di cinema. Si specializzò nel fotoritocco e lavorò anche per i fotoromanzi imparando ad usare la tecnica del doppio flash. Quindi, il servizio per il matrimonio della principessa Torlonia e poi i campionati mondiali di ciclismo. Furono anni bellissimi: io e mio fratello lavoravamo insieme. Moser ci mandò un telegramma richiedendoci tutte le foto, nessuna esclusa, del suo successo al Velodromo di Monteroni che gli valse la medaglia d’oro e la maglia iridata. La storia del Salento ma anche del ciclismo italiano – sottolinea il fratello di Gerardino – è passata dalla nostra macchinetta fotografica».
Moser e gli scatti che hanno fatto la storia. Addio a Gerardino Quarta, fotografo d’antan
di Redazione
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