“Ne usciremo tutti migliori” ci siamo detti e dette in questi ultimi due anni ma non sempre è stato così. Meno male che, dove il buono c’era già, è rimasto, è maturato, mantenendo le sue promesse, Covid o no. È il caso di Beppe Convertini, attore e conduttore televisivo di Martina Franca, che nel 2021 ha festeggiato il suo cinquantesimo compleanno, ben trentaquattro anni di carriera e il terzo alla conduzione di “Linea Verde”, il programma di Rai 1 che racconta le eccellenze dell’Italia, in onda ogni domenica alle 12.20. Da qualche settimana, sullo stesso canale, sempre la domenica ma alle 10.25, conduce anche “Evoluzione Terra”, dedicato alle realtà agricole italiane più virtuose. Entrambe con risultati di ascolto altissimi.
Beppe Convertini, non si finisce mai di raccontare l’Italia?
«C’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire nel nostro splendido Paese: piccoli borghi fuori dai classici itinerari, tradizioni, enogastronomia e poi grandi donne e grandi uomini che ogni giorno si dedicano all’agricoltura e all’artigianato».
Fra queste persone, l’ha colpita qualcuna in particolare?
«Qualche giorno fa eravamo in Sicilia, ho intervistato un signore di ottant’anni che costruisce i carretti tradizionali, il suo è un mestiere che sta scomparendo ma la bellezza di quello che fa è senza tempo, preziosissimo. In ogni puntata incontro qualcuno di speciale. Ciascuno di noi è un essere unico, che ha qualcosa di irripetibile da dare. Ho il privilegio di fare un lavoro che mi mette in contatto con l’autenticità della nostra provincia, con la bellezza delle nostre campagne, coltivate da eroi ed eroine del nostro tempo: è grazie a loro che anche durante la pandemia non ci sono mai mancati prodotti freschi e buoni da mettere in tavola. Sono grato per questo e ringrazio il pubblico che ci segue con tanta dedizione».
Tornerà a raccontare la Puglia?
«Anche a viverla: sono a Martina Franca per queste feste. Non ricordo un Natale lontano da casa, dalla mia numerosa famiglia. E, per tornare alla domanda, certo: in questa prima settimana di gennaio a Linea Verde racconteremo il tratto fra Polignano e Ostuni, con tante sorprese da scoprire assieme. Spero di tornare presto anche in Basilicata, è un incanto».
Quanto delle sue origini si è portato con sé?
«In ogni cosa che faccio ci sono le mie radici, sono tutto quello che mi rappresenta e mi dà gioia, tempra, onestà, voglia di condivisione. Credo siano fondamentali per ognuna e ognuno di noi, soprattutto in un momento delicato e surreale come quello che stiamo vivendo; anzi, invito tutti e tutte a vaccinarsi, solo così potremo uscirne. Dobbiamo farlo per noi, per le persone che amiamo e per chi è più fragile».
A questo proposito, lei di recente ha condotto Telethon, come è andata?
«Per me è sempre molto emozionante ascoltare persone di ogni età che, nonostante le malattie genetiche rare da cui sono affette, combattono ogni giorno e cercano di mettercela tutta per sorridere alla vita. E poi c’è la bellezza della ricerca, l’esempio di ricercatori e ricercatrici, la loro energia, l’impegno e il talento che impiegano per trovare una soluzione. Sono storie davvero toccanti che danno forza e più senso alla nostra vita». L’impegno di Beppe per aiutare persone in difficoltà va ben oltre la tv. Da anni è impegnato in missioni umanitarie che lo portano negli angoli più disparati del pianeta (come Birmania, Siria, Haiti), in situazioni spesso pericolose, in soccorso dei più disperati.
Una carica umana fuori dal comune: da dove arriva?
«Ho perso papà a 17 anni, lui ne aveva 57, quasi 100 chili di uomo ridotto in maniera inimmaginabile da un cancro. Durante la malattia, tutte le sere, medici volontari venivano gratuitamente ad accudirlo, moralmente e fisicamente, con amore. Ogni singolo giorno erano lì, a qualunque ora. Da loro ho capito quanto è importante donare. Credo che ognuna e ognuno di noi, nel proprio piccolo, possa fare qualcosa per chi ha bisogno. Ne vale la pena, anche per uno solo di quei bambini, che ti sorridono con gioia magari solo perché stai giocando con loro».
Il suo augurio per il nuovo anno a chi la segue?
«Di cercare di star bene con chi si ama e ci ama, di riacquistare i valori della famiglia, dell’essere uniti, della terra, del rispetto. E, finché non sarà finita, di aver cura di sé e delle persone care anche indossando la mascherina (soprattutto in ambienti affollati), di prestare attenzione e mai abbassare la guardia. Affinché il prossimo possa essere davvero l’anno della rinascita».