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Ex Ilva, continua la proteste dell’indotto: gli imprenditori bloccano il ponte girevole di Taranto

Le aziende dell'indotto dell'ex Ilva continuano a manifestare in città e stamattina hanno bloccato il ponte girevole di Taranto, uno dei principali snodi della circolazione urbana. È bloccato al transito delle auto, a un centinaio di metri dal ponte girevole, anche il tratto antistante la Prefettura di Taranto dove gli imprenditori hanno stazionato tutta la…

Le aziende dell’indotto dell’ex Ilva continuano a manifestare in città e stamattina hanno bloccato il ponte girevole di Taranto, uno dei principali snodi della circolazione urbana.

È bloccato al transito delle auto, a un centinaio di metri dal ponte girevole, anche il tratto antistante la Prefettura di Taranto dove gli imprenditori hanno stazionato tutta la notte scorsa dopo essere stati già dalla mattina di ieri.

Per diversi giorni l’indotto tra imprenditori e lavoratori ha presidiato l’esterno delle portinerie del siderurgico.

Le imprese invocano tutele per i crediti vantati nei confronti di Acciaierie d’Italia (almeno 140 milioni di euro) che rischiano di perdere in caso di ricorso all’amministrazione straordinaria, così come avvenne nel 2015 quando l’Ilva (si chiamava ancora così) fu commissariata e andarono in fumo crediti per 150 milioni.

Diversi imprenditori si sono incatenati e hanno occupato la strada davanti a palazzo del governo. Nelle vicinanze sono stati montati dei bagni chimici.

Ieri una rappresentanza dei manifestanti è stata ricevuta dal prefetto Paola Dessì, a cui sono state consegnate simbolicamente le chiavi dell’azienda. Poi una delegazione si è spostata a Bari per incontrare il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e gli assessori allo Sviluppo Economico Alessandro Delli Noci e al Lavoro Sebastiano Leo.

Aigi sollecita risposte avendo «constatato – è scritto in una lettera al prefetto – l’assenza di responsabilità politica a tutela delle imprese che hanno consentito alla grande fabbrica di essere considerata strategica per il Paese».

Le imprese dell’indotto hanno sospeso da diversi giorni le attività per il siderurgico e in molti casi hanno dovuto fare ricorso alla cassa integrazione per i lavoratori.

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