Tutti parlano di lui come della classica “anatra zoppa”. E, d’altra parte, i 12 consiglieri comunali sui quali potrà contare, a fronte dei 18 del suo competitor Roberto Cifarelli, fanno pensare a una coalizione un po’ claudicante. Eppure Antonio Nicoletti, eletto sindaco di Matera col sostegno del centrodestra, si mostra fiducioso: «Troveremo la strada per governare per cinque anni come gli elettori hanno voluto».
Sindaco, dica la verità: è più grande la soddisfazione per il successo elettorale o la preoccupazione legata a una maggioranza ancora tutta da costruire?
«Da un parte c’è la soddisfazione per la fiducia degli elettori e per il sostegno di una coalizione coesa e coerente. Dall’altra parte non c’è la preoccupazione ma la responsabilità di portare avanti un progetto ambizioso che ha come obiettivo il bene comune. Detto ciò, ho fiducia totale nel fatto che troveremo la strada per amministrare Matera per i prossimi cinque anni».
Però, al momento, i numeri sono problematici: come pensa di governare con 12 consiglieri? La maggioranza, di fatto, non esiste o, almeno, non è la sua.
«Lavorerò sulla progettualità, sulla capacità di programmazione e su obiettivi che chiamino a responsabilità sia i cittadini sia i loro rappresentanti».
Giusto, ma questo, in concreto, che cosa significa? Allargherà la coalizione di centrodestra ad Azione e renziani come accade in Regione Basilicata? Il modello Bardi sarà replicato a Matera?
«Il modello Bardi riguarda la Regione Basilicata. Per il Comune di Matera penso a un modello Nicoletti, cioè a un lavoro corale su priorità, obiettivi e impegni. La strada è questa».
E quali saranno gli obiettivi da centrare con priorità?
«Rafforzare il ruolo istituzionale di Matera, per esempio. E poi avere cura della qualità della vita, visto che il centro e le periferie meritano maggiore attenzione di quanta finora non sia stata loro concessa. Un occhio particolare al welfare e alle politiche sociali, secondo il principio per il quale bisogna andare avanti senza lasciare indietro nessuno. Coltivare la prospettiva della città dell’innovazione sfruttando reti di ricerca e facendo sì che la Pubblica Amministrazione faciliti e attivi processi di innovazione: penso alla Casa delle tecnologie emergenti che merita di essere rilanciata. Su questi impegni sono pronto a dialogare con tutti».
Per dialogare con altri soggetti politici, però, bisogna avere una compagine solida alle spalle: lei si sente adeguatamente sostenuto dalla sua coalizione? Perché, in occasione delle cosiddette Primarie Open, il centrodestra ha mostrato più di qualche crepa e ha persino offerto una sponda agli avversari…
«La nostra coalizione è composta da partiti della maggioranza regionale e di quella nazionale che sono usciti bene dalla vicenda delle primarie. In più, sono convinto che il verdetto delle urne abbia sanato certe ferite, dimostrando che il centrodestra ha tutti gli “anticorpi” per reagire a certe operazioni».
Sul fronte opposto i progressisti sono molto agguerriti, ma sembrano divisi: che cosa ne pensa?
«Alle comunali il campo largo si è dissolto. E la coalizione di Cifarelli, che con le sue dieci liste sembrava l’Invincibile Armata, è stata sconfitta da uno schieramento di sole sei formazioni. E se ciò si è verificato è solo grazie a una proposta politica coerente e credibile».