Un nugolo di case sull’altura, un paesaggio lunare che toglie il respiro che affaccia sui calanchi, frutto di un processo di erosione millenaria della roccia. Eccolo il piccolo Comune che si candida a Capitale Italiana della Cultura, unico della Basilicata: Aliano, un minuscolo borgo, ricco di storia e poesia, dove la tradizione contadina non è mai retorica, ma segno di resistenza, di riti apotropaici di desiderio intimo che diventa corale con la danza, la musica, la storia. È questa l’anima della manifestazione che si tiene da 13 anni qui, nel paese di 800 abitanti e ha un titolo evocativo “La luna e i calanchi”. Ed è da qui, da questo evento che parte il progetto presentato al Ministero per la candidatura di Aliano al titolo tanto ambito. Arrivano qui, per l’occasione, da tutto il mondo, sono artisti, registi, fotografi, scrittori, pittori, musicisti lavorano ad Aliano e lasciano qui la traccia del loro passaggio, nel paese dove fu confinato Carlo Levi, scrittore, pittore, antifascista e dove scrisse il suo libro più famoso, “Cristo si è fermato a Eboli” tra le opere più significative per capire il sud.
La luna e i calanchi
Per capire il progetto di Aliano che aspira a prendere, almeno in parte l’eredità di Matera, bisogna conoscere il miracolo culturale che accade nel festival. E il senso è forse sintetizzato nelle parole di Franco Arminio tra gli ideatori della manifestazione «Il festival vuole raccogliere intorno a un luogo preciso il meglio delle tensioni civili e artistiche che si sprigionano intorno al Mediterraneo interiore, con una particolare attenzione a quello che accade in Lucania e nel borgo raccontato da Carlo Levi come simbolo di un sud che costruisce nuove storie legate a un nuovo rapporto con il paesaggio». Da qui il progetto più grande che parte dal concetto base del festival: «La festa è di chi viene a farla, ad Aliano non si assiste a una serie di spettacoli, si sta dentro una cerimonia di poesia e impegno civile, si sta dalla parte del paese, si avverte il sacro che sta nelle terre che non si sono consegnate alla globalizzazione dello sfinimento», scrive Franco Arminio.
Aliano vuole essere questo un incubatore culturale ed è di certo la sua fama che l’ha posta tra le dieci finaliste che si contenderanno il titolo nei prossimi mesi. La cittadina è piccolissima ma ha una invidiabile rete di biblioteche e musei (palazzo Scardaccione, il museo storico di Carlo Levi, quello della civiltà contadina, la pinacoteca, il parco letterario, il museo Paul Russotto) e poi ci sono le chiese, il santuario, la casa dello scrittore e il carnevale storico. In alcuni mesi si arriva ad ospitare migliaia di persone, aprendosi al mondo, senza mai dimenticare la propria identità, lo ripete sempre il sindaco, Luigi De Lorenzo, presidente del comitato promotore.