Camminare per Parigi con Coco Chanel come guida invisibile: è questa l’esperienza che propone Francesca Campioli in A Parigi con stile, (Rizzoli 2025) che trasforma la Ville Lumière in un guardaroba a cielo aperto e in un laboratorio di emancipazione femminile. Non una semplice guida, ma il racconto di una donna che osserva un’altra donna – Gabrielle, detta Coco – nel suo teatro naturale: la città che l’ha vista reinventarsi da orfana ferita a regina di un impero. Campioli lo fa scegliendo il punto di vista più interessante: quello delle lettrici, invitate non solo a seguire un itinerario, ma a chiedersi chi vogliono diventare. Perché, come ripete Mademoiselle, «scegli chi vuoi essere e diventa quella donna».
Un itinerario di stile
Il libro si apre con una dichiarazione d’amore a Parigi, che non è solo sfondo ma personaggio: boulevard, caffè, giardini, tetti e ciclabili diventano quinte mobili su cui si proietta la silhouette di Chanel. Da Rue Cambon al Ritz, dal Grand Palais ai salotti letterari, l’autrice intreccia storia, aneddoti e indirizzi concreti: l’appartamento di Mademoiselle, le sale da tè preferite, i ristoranti dove ordinare caviale e vino rosso, persino il cocktail «Elisir Chanel» da provare al Bar Hemingway.
Ogni tappa è l’occasione per misurare quanto la città abbia assorbito l’energia di Coco, la donna che sosteneva che «ogni giorno è una sfilata, il mondo la tua passerella». Ma Campioli non si limita alla geografia sentimentale: accanto alle strade indica gli abiti, costruendo una vera «valigia per Parigi» fatta di pigiami di seta, trench, marinière, perle e tubino nero. La moda non è mai decorazione: è linguaggio, armatura, grammatica con cui una donna impara a stare al mondo.
Ritratto di una ribelle
La forza del libro sta nel modo in cui Chanel viene restituita come figura complessa, mai addomesticata. Non c’è solo l’icona patinata, ma l’orfana superstiziosa che affida il destino al numero 5, l’amante che piange Boy Capel, la stratega che capisce prima di tutti che il profumo può diventare un’estensione dell’identità. Campioli costruisce il ritratto di una donna capace di frasi spietate e liberatorie, come quando afferma che «il lusso deve essere confortevole, altrimenti non è lusso», o quando taglia corto sulle convenzioni: «ci sono persone che hanno i soldi e persone che sono ricche».
Le citazioni più celebri – «per essere insostituibili bisogna essere unici», «se siete tristi, truccatevi, mettetevi il rossetto rosso e attaccate» – non sono distribuite come slogan da poster motivazionale, ma incastonate dentro situazioni concrete: una valigia da preparare, una delusione da attraversare, un nuovo inizio da immaginare davanti allo specchio. Ne emerge una Coco contraddittoria e spesso urticante, ma proprio per questo viva e contemporanea.
Parigi al femminile
L’altra intuizione felice di Campioli è allargare il fuoco: accanto a Chanel scorrono altre figure femminili che hanno scritto la storia e l’immaginario di Parigi, da Édith Piaf a Simone de Beauvoir, dalle muse dell’esistenzialismo alle icone pop di oggi. Non solo un catalogo di nomi, ma una costellazione: donne diversissime, unite da una stessa ostinazione nel prendere la propria vita tra le mani. In questa galleria, Coco appare meno statua e più nodo di una rete: imprenditrice che si inventa da sé, ma anche alleata, antagonista, modello scomodo per le parigine di ieri e di oggi. Il libro mostra come il suo lascito non sia solo estetico – il tailleur in tweed, la borsa 2.55, il bianco e nero – bensì etico: un’idea di eleganza come disciplina della libertà, come capacità di scegliere cosa tenere e cosa buttare via, negli armadi come nelle relazioni.
La cabina armadio culturale
Nelle ultime sezioni, dedicate a libri, film, serie e documentari, A Parigi con stile diventa esplicitamente una mappa per continuare il viaggio: biografie, romanzi, cortometraggi, docuserie sui dietro le quinte della Maison. Campioli organizza questo materiale come una cabina armadio culturale, dove ogni riferimento è un capo da provare: si passa da Hemingway ai documentari PBS, da Coco avant Chanel (2009) di Anne Fontaine, dedicato alla sua infanzia, alle pagine più dure sulla guerra e sulle ombre biografiche. È qui che la giornalista, l’imprenditrice e la narratrice Campioli trovano un equilibrio: la scrittura resta leggera, ma non superficiale; accarezza la mitologia Chanel senza rimuoverne le zone d’attrito. Il risultato è un invito molto concreto rivolto a chi legge – «la bellezza comincia nel momento in cui decidi di essere te stessa» – che suona meno come una frase fatta e più come una sfida.
Questo libro non chiede di imitare Coco, ma di usarla come specchio deformante per misurare desideri, paure, possibilità. Una guida di viaggio, sì, ma soprattutto un promemoria di libertà da portare addosso, come un buon profumo. E funziona anche per chi non si riconosce nello chic parigino o nei codici della moda di lusso: le pagine di Campioli parlano innanzitutto a chi cerca una narrazione femminile capace di tenere insieme fragilità e ambizione, memoria e desiderio di cambiamento.










