Nick Cassavetes, figlio di due icone di Hollywood da sempre in prima linea per i diritti civili, John Cassavetes e Gena Rowlands, ha deciso di realizzare un remake americano del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa“.
Questa scelta mi ha subito riportato al cuore di una piaga terrificante: il bullismo. Ricordo la drammatica storia vera da cui è tratto il film: un ragazzo si vide i pantaloni tingersi di rosa per un errore in lavatrice e fu poi oggetto di insulti e umiliazioni a scuola, solo perché ritenuto omosessuale. Che lo fosse o meno, non ha alcuna importanza. La cosa grave è che, purtroppo, quel ragazzo si tolse la vita.
Trovo che questa tragedia sia di un’attualità sconcertante. Penso al recente caso di un quindicenne che si è suicidato. È un segnale che non possiamo ignorare. Noi, operatori della comunicazione, abbiamo il dovere di parlarne.
È cruciale che le famiglie non si voltino dall’altra parte. C’è una mentalità distorta in alcuni genitori, quelli che si compiacciono di figli prepotenti e aggressivi, illudendosi che si “faranno strada nella vita“. Ma non è così.
Il bullismo si affronta e si cura prima di tutto in casa. E se la famiglia non è in grado di farlo, la scuola e le istituzioni hanno il dovere di intervenire e aiutare.