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Lecce, San Matteo si illumina di “forma romana e sostanza leccese”

È festa a San Matteo a Lecce, nella ricorrenza della solennità della Madonna della Luce, titolare della chiesa parrocchiale. È festa ed è luce: stasera alle 19 dopo la messa presieduta dall’arcivescovo Michele Seccia verrà inaugurata la nuova illuminazione artistica progettata dall’ingegnere Mario Torchio: «Questa chiesa non ha mai avuto un vero impianto di illuminazione. Di…
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È festa a San Matteo a Lecce, nella ricorrenza della solennità della Madonna della Luce, titolare della chiesa parrocchiale. È festa ed è luce: stasera alle 19 dopo la messa presieduta dall’arcivescovo Michele Seccia verrà inaugurata la nuova illuminazione artistica progettata dall’ingegnere Mario Torchio: «Questa chiesa non ha mai avuto un vero impianto di illuminazione. Di giorno si è dovuta fortunatamente “accontentare” della luce del sole, il solo in grado di soddisfare sia le esigenze liturgiche che quelle turistiche. Ma di sera…».

“Forma romana e sostanza leccese”, così come presentata dal sito di LecceEcclesiae, il progetto messo a punto dalla diocesi per organizzare al meglio l’accoglienza dei visitatori nelle chiese barocche, punto d’incontro di quattro vicoli, a pochi passi da Porta San Biagio, la chiesa di San Matteo è un unicum nel panorama dell’architettura sacra leccese che unisce le forme del barocco romano ai tradizionali ricami decorativi della pietra locale. Una lunga storia che dal 1667 con la sua particolare planimetria pseudo ellittica arricchisce di significati storici e spirituali la città leccese.
Una bellezza che può rinascere a nuova vita e a nuova luce attraverso innovativi sistemi di illuminazione: «Nel tempo – ci spiega l’ingegnere Torchio in una visita in anteprima a porte chiuse, per gentile concessione del parroco monsignor Giancarlo Polito, vero promotore dell’opera – sono stati fatti alcuni modesti tentativi di illuminazione che si sono sempre dimostrati totalmente inadeguati perché tutti con corpi illuminanti troppo vicini ai fedeli e quindi abbaglianti tanto da ostacolare la visuale delle celebrazioni». Non era solo una difficoltà visiva ma «lo stesso problema riguardava anche le numerose opere d’arte presenti nell’aula liturgica, con l’aggravante di un utilizzo di lampade a bassa resa cromatica».
L’uso della tecnologia più avanzata possibile è stato applicato seguendo tre principi fondamentali: «Prima di tutto la necessità di sviluppare livelli di illuminazione adeguati alla liturgia, sia a quella feriale che alle celebrazioni festive. Secondo principio: la massima valorizzazione della bellezza artistica e architettonica e terzo, infine, la sostenibilità ecologica attraverso il contenimento dei consumi che, a pieno regime non supereranno i 1720 watt».
E così che è partito il progetto di Torchio: 130 proiettori ad altissima resa cromatica con potenza variabile da 7,2 watt a 34 watt tutti a Led, disseminati in ogni angolo, anche il più nascosto dell’incantevole chiesa. Tutto è gestito da un sistema domotico capace di interfacciarsi con ogni singolo proiettore per l’accensione, lo spegnimento e la regolarizzazione del flusso luminoso. Un sistema complesso e di grande professionalità che permette di impostare anche a distanza, con pc o cellulare, scenari programmati per le diverse necessità.
«L’emozione è sempre tanta – aggiunge Torchio – anche perché sono abituato a fare gli impianti a luci spente, perché a luci accese si rischia di fare qualche errore». Il maestro della luce con un curriculum invidiabile alle spalle, dopo San Marco a Venezia con l’installazione di 870 proiettori, Assisi 946 proiettori, dopo aver dato luce nella Pinacoteca Vaticana alle Stanze di Raffaello come progettista dell’Enel, da 23 anni in pensione si è dedicato esclusivamente alla sua passione, con uno staff fidato di sole tre persone. Più di 250 chiese illuminate, tra le quali soltanto a Lecce Santa Croce, la Cattedrale, il monastero benedettino di San Giovanni evangelista, la chiesa di Santa Maria delle Grazie a San Cesario di Lecce, oggi san Matteo. Una lunga missione alla ricerca non della simbologia della luce ma della “liturgia della luce” – chiarisce il progettista – che quando con un semplice clic fa partire la danza dei fasci luminosi “illumini d’immenso”.

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