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Carcere di Borgo San Nicola a Lecce, i sindacati: «È un vero inferno»

La situazione nel carcere di Borgo San Nicola è sempre più esplosiva. La denuncia è dei sindacati che proclamano lo stato di agitazione del personale e chiedono un tavolo tecnico. L’istituto penitenziario leccese ospita quasi 1400 detenuti a fronte di una capienza regolamentare prevista di soli 780 posti e spesso un solo agente è costretto…
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La situazione nel carcere di Borgo San Nicola è sempre più esplosiva. La denuncia è dei sindacati che proclamano lo stato di agitazione del personale e chiedono un tavolo tecnico. L’istituto penitenziario leccese ospita quasi 1400 detenuti a fronte di una capienza regolamentare prevista di soli 780 posti e spesso un solo agente è costretto a presidiare interi blocchi.

«Siamo indignati nel vedere colleghi e colleghe letteralmente esausti, fisicamente e psicologicamente, a causa di turni che, in alcuni casi, arrivano fino a 12 e 24 ore. Il carcere è un vero e proprio inferno», sostiene Ruggiero Damato, segretario regionale della Confederazione nazionale polizia penitenziaria e sindacato polizia penitenziaria che ha proclamato lo stato di agitazione.

Le condizioni

Nella casa circondariale di Borgo San Nicola sono reclusi affiliati alla criminalità organizzata e soggetti con gravi patologie psichiatriche che rendono la gestione interna estremamente complessa e pericolosa. «Le condizioni operative sono disastrose: sicurezza a rischio, spesso un solo agente è costretto a presidiare interi blocchi che ospitano fino a 200 detenuti; aree sensibili come i cortili passeggi, che richiederebbero un minimo di 6-8 unità, sono affidate a una o due persone, compromettendo gravemente il controllo», denuncia Pasquale Montesano, segretario generale aggiunto di Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria).

La carenza

A peggiorare la situazione c’è la carenza cronica di organico, aggravata da un’età media elevata (50-58 anni) e dalla mancanza di ricambio generazionale. L’Osapp solleva un’accusa pesante sulla gestione distorta dei dati ufficiali (Gus Web), che continuerebbero a computare nel personale in servizio unità in malattia di lungo periodo, prossime al pensionamento e già collocate in quiescenza o, addirittura, decedute. «Questo meccanismo crea un’illusione di copertura d’organico, nascondendo la reale e drammatica insufficienza numerica sul campo», spiega Montesano.

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