Un 17enne di origine straniera, affetto da invalidità totale e diabete, è stato brutalmente aggredito da un gruppo di coetanei nella sala d’attesa della stazione ferroviaria di Galatina.
L’episodio è avvenuto la sera di mercoledì scorso, 16 aprile, ed è stato ripreso in un video poi diffuso sui social.
Stando a quanto finora ricostruito, il giovane si trovava in compagnia di tre amiche quando un branco di otto o nove suoi coetanei lo avrebbe preso di mira colpendolo con calci, pugni e cinghiate.
Il filmato del pestaggio è stato poi pubblicato sui social, dove è rimasto visibile per alcune ore. La madre del 15enne, che avrebbe riportato la frattura di una costola, chiede di non distogliere lo sguardo dalla violenza del branco. «Loro lo hanno cancellato, ma io voglio che sia pubblico. Voglio sensibilizzare gli altri su quello che è successo, perché non accada più e perché siano identificati gli autori di questo attacco vile e brutale».
A denunciare l’accaduto è stata la madre del 17enne che avrebbe notato i segni delle violenze subite sul corpo del figlio. Il giovane avrebbe prima tentato di minimizzare ma poi avrebbe raccontato tutto.
La donna ha condotto il ragazzo in ospedale per accertamenti medici e ha poi sporto denuncia, raccontando anche che il figlio aveva già subito in passato atti di bullismo, mai denunciati per timore di rappresaglie.
Le forze dell’ordine hanno avviato un’indagine per identificare gli aggressori, avvalendosi anche delle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza presenti nell’area della stazione. La Procura per i Minorenni è stata informata dei fatti e sta seguendo il caso.
Gli psicologi pugliesi: «Segno di perverse dinamiche di gruppo»
«È un ulteriore segnale dello stato di salute sociale ed emotiva di una parte dei nostri ragazzi». Commenta Giuseppe Vinci, presidente dell’Ordine delle psicologhe e degli psicologi della Regione Puglia.
Vinci esprime profonda preoccupazione per un fenomeno che non è solo una bravata o un semplice atto di bullismo. «Si tratta di un’aggressione che coinvolge aspetti psicologici complessi – spiega -: dinamiche perverse di gruppo, disprezzo per le fragilità, considerazione della violenza come strumento di affermazione di sé, e se confermato anche un movente discriminatorio».
Per il presidente degli psicologi pugliesi, è fondamentale che i contesti educativi e familiari si interroghino e si attivino con determinazione e pazienza: «È necessario ma non è sufficiente condannare l’episodio o punire i responsabili», ribadisce lo psicologo. «L’assenza di consapevolezza emotiva, il bisogno di sopraffare il diverso, sono da un lato segnali della fragilità profonda di chi aggredisce, dall’altro sono l’espressione di modelli sociali e culturali basati sull’uso della forza al posto del diritto e della giustizia, modelli che si stanno affermando con una potenza sconosciuta sin qui».