Si ritrova al timone dell’azienda di famiglia poco più che maggiorenne, senza alcuna esperienza imprenditoriale. Un’eredità pesante, quella lasciata dal padre, che si trasforma presto in un incubo: debiti per 70mila euro, cartelle esattoriali e il mancato pagamento di imposte e contributi previdenziali.
È la storia di un giovane del basso Salento, costretto a chiudere l’impresa e a reinventarsi operaio.
Nonostante il cambio di rotta, i debiti continuano a pesare come un macigno sulla sua vita, impedendogli di costruire un futuro stabile. Pignoramenti sullo stipendio e sui conti correnti, impossibilità di acquistare o ereditare beni: un circolo vizioso dal quale sembrava impossibile uscire.
Una speranza al giovane salentino arriva dal tribunale di Lecce. Assistito dall’avvocato Antonio Maria Manco, il giovane riesce a dimostrare di non avere colpe gravi nella gestione disastrosa dell’azienda. La terza sezione civile, presieduta da Anna Rita Pasca e composta dai giudici Sergio Memmo e Maria Gabriella Perrone, gli concede un piano triennale per la chiusura del debito. Un programma sostenibile, con 36 rate a misura delle sue possibilità economiche.
Dopo aver affrontato le difficoltà della chiusura dell’impresa e l’inizio di un nuovo lavoro, l’ex imprenditore aveva già tentato di risolvere la questione con rateizzazioni e rottamazioni fiscali, risultate però insostenibili. Ora, con un piano calibrato, può guardare al futuro con maggiore serenità.
«I giudici hanno riconosciuto la sua inesperienza e ritenuto il debitore meritevole di risanare il proprio debito. La sua giovane età e il difficile percorso di vita hanno pesato nella decisione», spiega l’avvocato Manco. «Il mio assistito ha ricevuto una vera e propria seconda chance per riprendere in mano la propria vita».