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Dopo le dimissioni da assessore regionale, per Delli Noci potrebbe scattare l’interdizione

Dopo le dimissioni dell’ormai ex assessore regionale Alessandro Delli Noci, la Procura potrebbe modificare la richiesta originaria di misura cautelare. Non più arresti domiciliari. Potrebbe trattarsi di una misura interdittiva, in considerazione della cessazione degli incarichi pubblici e dunque del venir meno, almeno in parte, del rischio di reiterazione del reato o inquinamento delle prove.…
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Dopo le dimissioni dell’ormai ex assessore regionale Alessandro Delli Noci, la Procura potrebbe modificare la richiesta originaria di misura cautelare. Non più arresti domiciliari. Potrebbe trattarsi di una misura interdittiva, in considerazione della cessazione degli incarichi pubblici e dunque del venir meno, almeno in parte, del rischio di reiterazione del reato o inquinamento delle prove. Si apre, dunque, una settimana importante che potrebbe portare notizie per le 11 persone coinvolte e ascoltate nei giorni scorsi.

Le dimissioni

Delli Noci si è prima dimesso da assessore, e dopo l’interrogatorio anche da consigliere regionale. A spiegare i motivi di tale scelta sono stati i suoi legali, Giuseppe Fornari e Luigi Leonardo Covella: «Abbiamo ritenuto, noi difensori, essere venute meno le condizioni per portare a compimento l’attività processuale con la necessaria tranquillità». Nelle ore successive all’interrogatorio, inoltre, si è diffusa una ricostruzione giornalistica, rivelatasi poi infondata, secondo cui il gip, dopo aver lasciato l’aula assieme ai legali e a Delli Noci, avrebbe consigliato le dimissioni per evitare misure cautelari. Una versione smentita sia dal tribunale che dalla Corte d’Appello di Lecce: «Tale circostanza non si è mai verificata», hanno precisato i presidenti Antonio Del Coco e Roberto Tanisi, aggiungendo che «nessun colloquio informale è avvenuto tra gip e indagato».

Gli altri interrogatori

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Alfredo Barone e Marino Congedo, imprenditori ritenuti dai magistrati protagonisti del patto corruttivo. Barone ha però rilasciato dichiarazioni spontanee, affidando la sua difesa a memorie scritte. A parlare è stato invece Maurizio Laforgia, figlio dell’ex rettore dell’Università del Salento, descritto dagli inquirenti come «lobbista e faccendiere». L’interrogatorio, durato a lungo, ha visto il tentativo dell’indagato di smontare la tesi accusatoria. Italia Santoro, segretaria di Barone, si è avvalsa della facoltà di non rispondere, limitandosi a dichiarazioni difensive: «Ho solo eseguito quanto mi veniva chiesto, mai ho avuto contezza di fini illeciti». Molto più articolata la posizione di Angelo Mazzotta, funzionario del Comune di Lecce, il quale ha risposto per due ore alle domande del giudice. Ha invece scelto la via del silenzio l’altro funzionario comunale Nicola Capone, in pensione dal 2023. La Procura, nei suoi confronti, ha ritirato la richiesta di misura cautelare, ritenendola ormai priva di attualità.

Verso la decisione

Ora la parola passa al gip. L’attenzione è tutta puntata sulla possibilità che il giudice accolga le richieste di misure interdittive al posto di quelle detentive. Per Alfredo Barone, invece, resta in piedi la richiesta di custodia cautelare in carcere.

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