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Dalle acque tra Leuca e Novaglie riemerge il pezzo di una grande statua di bronzo

Le acque tra Santa Maria di Leuca e Novaglie hanno restituito un prezioso frammento di statua bronzea, parte anteriore di un torso maschile di dimensioni superiori al naturale. Il ritrovamento è avvenuto nell’ambito delle indagini archeologiche subacquee condotte dal Dipartimento di Beni culturali dell’Università del Salento, sotto la guida scientifica della professoressa Rita Auriemma e…
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(Foto Emiliano Peluso - com.st.)

Le acque tra Santa Maria di Leuca e Novaglie hanno restituito un prezioso frammento di statua bronzea, parte anteriore di un torso maschile di dimensioni superiori al naturale. Il ritrovamento è avvenuto nell’ambito delle indagini archeologiche subacquee condotte dal Dipartimento di Beni culturali dell’Università del Salento, sotto la guida scientifica della professoressa Rita Auriemma e nell’ambito del progetto M.Ar.E.A. finanziato dal Pnrr.

La scoperta

Il frammento, insieme ad altri reperti minori, è stato individuato in un sito già noto dal 1992 per il carico di rottami bronzei, testimoniato anche da precedenti scavi della soprintendenza tra il 1994 e il 1995. L’intervento attuale ha permesso di localizzare con precisione il giacimento e di aggiornare il geodatabase della Carta archeologica subacquea della Puglia meridionale.

Il recupero, reso possibile dalla collaborazione tra Università del Salento, soprintendenza, guardia costiera e capitaneria di porto di Gallipoli, rappresenta un esempio virtuoso di sinergia istituzionale.

Il frammento bronzeo, attualmente in fase di desalinizzazione presso il Museo del mare antico di Nardò, sarà oggetto di studi specialistici per stabilire se appartenga a statue già note o se si tratti di una nuova scoperta.

La scoperta conferma l’importanza delle rotte commerciali nel basso Adriatico e testimonia la pratica antica del riciclo del bronzo, con statue e ornamenti destinati alla rifusione, arricchendo la conoscenza del traffico marittimo antico e del patrimonio sommerso pugliese, riaffermando il ruolo centrale dell’archeologia subacquea nello svelare la memoria storica dei nostri mari.

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