Non singoli episodi, non tangenti tradizionali, non valigette piene di soldi. Ma un sistema, pervasivo e normalizzato, in cui ogni relazione serve a ottenere qualcosa, ogni favore è una tessera di un mosaico più grande. È questa la fotografia impietosa che emerge dalle 1.200 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Angelo Zizzari. Al centro dell’inchiesta ci sono imprenditori, politici e faccendieri accusati di aver costruito un vero e proprio gruppo di potere che puntava a occupare ogni spazio possibile nella gestione del denaro pubblico, soprattutto nel settore turistico-ricettivo e immobiliare.
Il gruppo
Il perno di tutto, secondo il gip, sarebbe Alfredo Barone, imprenditore 69enne finito in carcere, considerato il “dominus” della rete. Con lui, Marino Congedo, 82 anni, ai domiciliari, Maurizio Laforgia, 52 anni, anche lui ai domiciliari, e Alessandro Delli Noci, ex assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia, oggi indagato a piede libero dopo essersi dimesso. Un’uscita di scena, quella di Delli Noci, che ha evitato l’applicazione di misure cautelari, ma che non ha scalfito il quadro accusatorio. Al contrario, secondo il giudice, le dimissioni hanno solo fatto venire meno le esigenze di attualità per reiterazione e inquinamento delle prove, ma non la «gravità indiziaria». Delli Noci resta, agli occhi degli inquirenti, il punto di riferimento politico del gruppo. Un uomo di fiducia, che avrebbe garantito corsie preferenziali, appoggi istituzionali, spinta a pratiche e bandi, in cambio di sostegno elettorale, pacchetti di voti, pranzi, donazioni e assunzioni.
La rete del consenso
Nel sistema ricostruito dagli inquirenti, non servono bustarelle. Bastano «erogazioni liberali» da 5mila euro, pranzi da 10mila euro offerti gratuitamente, assunzioni nei supermercati gestiti da amici e forniture di sushi da ristoranti riconducibili a Barone. Ogni gesto è una moneta di scambio. Il giudice è netto: «Questi favori si inseriscono in un contesto delittuoso di assoluto rilievo, nell’ambito di un accordo di sostegno continuativo, finanziario e non solo». Uno dei passaggi più espliciti riguarda il progetto “Stimmatine”, la ristrutturazione dell’ex convento da milioni di euro, per il quale sarebbero stati sollecitati contatti, incontri e agevolazioni.
Rivabella
Altro snodo centrale, la vicenda “Rivabella”, discussa tra Barone e Delli Noci fino al 2 aprile 2024, a dimostrazione, secondo il gip, della continuità dei rapporti, nonostante le dimissioni del politico. Le intercettazioni e l’analisi del traffico telefonico hanno documentato 95 “punti di incontro” tra i telefoni degli indagati e oltre 400 contatti telefonici tra Barone, Delli Noci, Laforgia e Mazzotta. La chat mostrano come Delli Noci inoltrasse ai suoi uffici richieste dell’imprenditore Barone, ottenendo risposte da girare indietro in tempo reale. Il sistema, annota il gip, si è insinuato nella quotidianità amministrativa, trasformando la gestione della cosa pubblica in un «supermercato degli imprenditori», dove tutto può essere negoziato: bandi, pratiche, assunzioni, finanziamenti.