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Venezuela, Alberto Trentini chiama dopo 6 mesi di prigionia: «Spero di tornare presto in Italia»

«Sto bene, mangio, prendo le medicine. Spero di tornare presto in Italia». Dopo sei lunghi mesi di silenzio e angoscia, una telefonate ha riacceso la speranza: Alberto Trentini, il 45enne cooperante del Lido di Venezia, arrestato in Venezuela lo scorso novembre 2024, ha finalmente potuto parlare con la sua famiglia. In un messaggio rivolto ai…
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«Sto bene, mangio, prendo le medicine. Spero di tornare presto in Italia». Dopo sei lunghi mesi di silenzio e angoscia, una telefonate ha riacceso la speranza: Alberto Trentini, il 45enne cooperante del Lido di Venezia, arrestato in Venezuela lo scorso novembre 2024, ha finalmente potuto parlare con la sua famiglia. In un messaggio rivolto ai genitori ha commosso non solo i suoi cari ma anche la comunità intera che da mesi si mobilita per la sua liberazione.  

La notizia è arrivata pochi giorni dopo il toccante corteo sul Canal Grande, dove cinquanta imbarcazioni hanno sfilato in segno di solidarietà. Tra loro, la madre di Alberto, Armanda Colusso, che ha ricevuto l’abbraccio di una città intera. L’iniziativa ha dato nuova forza alla famiglia, che continua a chiedere giustizia e trasparenza per un caso ancora avvolto da troppe ombre.   

Trentini si trovava in Venezuela dal 17 ottobre con l’incarico di coordinare progetti umanitari per la Ong “Humanity & Inclusion”, dedicata all’assistenza delle persone con disabilità. Il 15 novembre è stato arrestato senza accuse chiare mentre viaggiava da Caracas a Guasdalito. Da allora, nessun contatto, se non voci su una detenzione in isolamento nel carcere di El Rodeo I, a 30 km dalla capitale.

L’Italia non è rimasta ferma. La premier Giorgia Meloni ha contattato la madre di Alberto per rassicurarla sull’impegno del governo. La vicenda resta un nodo delicato tra diritti umani e diplomazia. Ma la telefonata, inattesa e preziosa, rappresenta una prima luce in fondo al tunnel. Nuove iniziative sono previste per mantenere alta l’attenzione. L’obiettivo è uno solo: riportare a casa Alberto.

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