Mentre continuano i raid e gli scambi di droni tra Russia e Ucraina, la diplomazia internazionale si muove con intensità. La Casa Bianca sta studiando preparativi per un possibile incontro tra Volodimir Zelensky e Vladimir Puytin a Budapest, possibile sede di colloqui: tra le altre Kiev ha respinto la proposta a Mosca, mentre Svizzera e Austria si sono offerte come sedi, invece Washington sembra puntare sull’Ungheria.
Secondo Wall Street Jornal ci sarebbero difficoltà per Putin ad accettare il faccia a faccia con Zelensky. Per il Cremlino il presidente ucraino sarebbe un burattino dell’Occidente e non lo riconoscono come interlocutore. Intanto Donald Trump, che ha annullato le vacanze per seguire i negoziati, avrebbe chiesto al presidente Orban di togliere ogni ostacolo all’adesione dell’Ucraina all’Ue. Durante una telefonata, l’Ungheria avrebbe espresso la sua disponibilità a ospitare futuri negoziati tra il presidente russo Vladimir Putin e l’ucraino Volodymyr Zelensky a Budapest.
In Europa sono più scettici. Macron e altri leader dubitano della reale volontà di Mosca di trattare, ma sostengono questo processo come «test delle intenzioni russe». Bloomberg riporta che dieci Paesi, tra cui Francia e Regno Unito, sono pronti a inviare peacekeeper in Ucraina dopo la fine del conflitto, mentre l’Italia spinge per un meccanismo basato sull’articolo 5 della Nato.
Sul fronte militare, la notte è stata segnata da massicci attacchi di droni russi su Odessa e Sumy, con incendi e feriti. Mosca rivendica la conquista di tre villaggi e accusa Kiev di aver lanciato cento droni su Belgorod. In Polonia intanto cresce la tensione per l’esplosione di un drone militare, forse russo, che ha danneggiato abitazioni vicino a Lublino: Varsavia parla di possibile provocazione legata ai negoziati.
La strada verso un incontro diretto tra i due leader appare dunque accidentata: un equilibrio precario tra diplomazia e pressioni militari che rende il cessate il fuoco ancora lontano.