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Occupazione in crescita, Ricci (Uil): «Meloni? Nessun merito: il precariato dilaga» – L’INTERVISTA

«Il governo Meloni non ha alcun merito. Anzi, farebbe bene a definire una politica industriale seria se vuole evitare che la crisi dell’industria pugliese cancelli 20mila posti di lavoro di cui 8mila a Bari e dintorni»: la pensa così Gianni Ricci, segretario generale regionale della Uil. Segretario, la Cgia parla di una riduzione della disoccupazione:…

«Il governo Meloni non ha alcun merito. Anzi, farebbe bene a definire una politica industriale seria se vuole evitare che la crisi dell’industria pugliese cancelli 20mila posti di lavoro di cui 8mila a Bari e dintorni»: la pensa così Gianni Ricci, segretario generale regionale della Uil.

Segretario, la Cgia parla di una riduzione della disoccupazione: merito del governo Meloni?

«Nessun merito. Certo, se si leggono i dati della Cgia si nota un aumento dei posti di lavoro. Ma se quegli stessi dati si incrociano con quelli di Istat, Banca d’Italia e Inps, si comprende come la stragrande maggioranza dei nuovi posti di lavoro sia a tempo determinato. In Puglia parliamo del 73%, in linea col trend nazionale. Ancora, se si contano i giorni lavorati si comprende come un quarto di quel 73% sia costituito da contratti di durata non superiore ai tre mesi. Vuol dire che aumentano lavoro precario e lavoro povero».

Anche secondo la Cgia all’aumento dei posti di lavoro non corrisponde un aumento dei salari: come se ne esce?

«Da tempo la Uil ha chiesto al governo Meloni di introdurre una decontribuzione degli aumenti salariali in vista della firma dei nuovi contratti. È indispensabile per restituire ai salari una parte del potere d’acquisto eroso dall’inflazione che è ormai al 17%».

Non basta il taglio del cuneo fiscale che diventa strutturale?

«È una misura positiva, ma non mette soldi in tasca ai lavoratori. A dicembre le buste paga saranno uguali a quelle di gennaio, ovviamente al netto delle tredicesime. Perciò serve la decontribuzione».

Un’altra soluzione può essere quella del salario minimo?

«Il salario minimo sarebbe una garanzia per i lavoratori poveri che guadagnano meno di nove euro l’ora. Il problema è che al Cnel sono depositati circa mille contratti collettivi, di cui solo 233 firmati dai sindacati più rappresentative: gli altri sono firmati da sigle non rappresentate che spesso accettano condizioni spesso lesive dei diritti dei lavoratori».

Quali segnali vede per il futuro?

«Segnali negativi, soprattutto alla luce della crisi dell’automotive. Senza un’adeguata politica industriale, in Puglia si perderanno 20mila posti di lavoro di cui 8mila a Bari e dintorni. Il governo Meloni ci dica se e come vuole investire nel Paese e quali politiche industriali intende adottare».

La Regione può fare qualcosa?

«Può contribuire a difesa del salario, formazione del personale, riqualificazione degli impianti. Soprattutto, però, deve ricordare al Governo che, sulle circa 150 vertenze incardinate al Ministero delle imprese, 48 riguardano realtà pugliesi: bisogna agire, non c’è tempo da perdere».

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