Sul servizio di ristorazione negli ospedali dell’Abruzzo e del Molise serve un’inchiesta per allontanare i sospetti sulla irregolarità della procedura di affidamento. A sostenerlo è il Tar dell’Aquila che ha trasmesso alla Procura le carte nelle quali spiccano i nomi di Innova spa, Vivenda spa e Dussmann Service srl, le aziende che si sono aggiudicate l’appalto nei cinque lotti.
La situazione
Il servizio, dunque, è stato affidato a Innova per quanto riguarda il lotto 1 che comprende le strutture sanitarie di Avezzano, L’Aquila, Sulmona e dintorni. Vivenda, invece, è chiamata a fornire i pasti nell’Asl di Pescara e in quella che include Lanciano, Vasto e Chieti. Dussmann, infine, è incaricata della ristorazione nei presìdi dell’Asl di Teramo e in quelli dell’Asrem del Molise. Valore complessivo dell’appalto: cento milioni di euro. Peccato che, secondo il Tar abruzzese, i punteggi che hanno decretato il successo delle tre aziende in questione siano stati assegnati in “riunioni riservate preliminari di cui non c’è traccia nei verbali”.
La sentenza
A rivolgersi al Tar è stata un’azienda che, dopo essere uscita sconfitta dalla gara d’appalto, si è rivolta al Tar per ottenere l’annullamento degli atti. I giudici non solo hanno accolto il ricorso, ma hanno letteralmente demolito la procedura. E il verdetto impietoso dei magistrati amministrativi ruota intorno alle modalità con cui la commissione giudicatrice ha valutato le offerte tecniche presentate dalle varie aziende che hanno partecipato alla gara.
Secondo il Tar, infatti, non ci sono dubbi: “Le operazioni di esame delle offerte tecniche compiute dalla commissione giudicatrice sono illegittime perché non è provato che la valutazione delle offerte tecniche di ogni singolo concorrente sia avvenuta in modo corretto». Questo perché, secondo i magistrati, la commissione giudicatrice ha tenuto “riunioni preliminari riservate” di cui non c’è traccia nei verbali che, di conseguenza, sono da ritenersi illegittimi e quindi da annullare.
Non si tratta della sola anomalia ravvisata dal Tar che giudica condivisibili le affermazioni del ricorrente secondo cui il giudizio dell’offerta tecnica è stato svolto in maniera non corretta: nella sentenza si dice che la commissione giudicatrice è venuta meno a quanto essa stessa aveva prescritto, si parla di tabelle e fogli excel non allegati ai verbali e si fa riferimento a un ultimo verbale riassuntivo scritto ex post da un soggetto non identificato. Insomma, un papocchio da cento milioni di euro sul quale sarà la Procura a fare chiarezza.
Il caso Dussmann
Tempi duri, dunque, per i tedeschi di Dussmann, una delle aziende vincitrici dell’appalto appena demolito dal Tar abruzzese e ora sul tavolo dei pm aquilani. La sentenza, infatti, cade quasi in concomitanza con l’esplosione dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli su un presunto sistema volto a condizionare l’assegnazione di lavori e servizi pubblici tra Campania e Sicilia. Tra gli indagati figura Antonio Garofalo, rettore dell’università Parthenope, che secondo i pm avrebbero favorito proprio la Dussmann, a discapito di un’azienda concorrente, nell’assegnazione di alcuni servizi in cambio di 30mila euro consegnati a una persona non ancora identificata e di una vacanza in Grecia.
Al vaglio degli inquirenti ci sono anche la posizione di Eugenia Iemmino, direttrice commerciale di Dussmann, e quella di Mauro Marchese, numero uno dell’azienda nel Sud Italia. La Dda ha chiesto gli arresti per numerose persone, ora si attende la decisione del gip. Come se non bastasse, nei giorni scorsi è stata l’Anac a bacchettare Dussmann in relazione ai servizi resi da quest’ultima negli aeroporti di Linate e Milano Malpensa: secondo l’Anticorruzione, la condotta dell’azienda “rappresenta un caso emblematico di scostamento doloso tra offerta e prestazione”. Non solo: l’Anac parla apertamente di “modo scorretto di competere nel mercato pubblico, basato su promesse non mantenute”.