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Meloni da Trump il 17 aprile, la premier: «Dazi? Tariffe sbagliate. Serve negoziato tra Usa e Ue»

«Sarò a Washington il prossimo 17 aprile», l’annuncio della presidente del Consiglio, pronta a mettere in atto quella strategia da ‘pontiera’ tra le due sponde dell’Atlantico che ha contraddistinto il suo posizionamento dal ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. La questione da giorni non era più incentrata sul se, ma sul quando. E alla…
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(Foto Roberto Monaldo / LaPresse)

«Sarò a Washington il prossimo 17 aprile», l’annuncio della presidente del Consiglio, pronta a mettere in atto quella strategia da ‘pontiera’ tra le due sponde dell’Atlantico che ha contraddistinto il suo posizionamento dal ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. La questione da giorni non era più incentrata sul se, ma sul quando. E alla fine a svelare la data della nuova trasferta di Giorgia Meloni negli Stati Uniti è la stessa premier in occasione degli incontri a palazzo Chigi con le categorie economiche sul tema dazi.

La missione in Usa, va detto, non cadrà in un momento semplice, visto che Bruxelles ha predisposto una prima lista di dazi che dovrà entrerà in vigore il 15 aprile, appena 48 ore prima del bilaterale tra premier e tycoon nello Studio Ovale, ma per Meloni la parola d’ordine resta una sola: negoziare.

«Una guerra commerciale tra Europa e Stati Uniti non conviene a nessuno», è il ragionamento che da settimane scandisce Meloni e che ribadisce al tavolo dell’incontro tra la ‘task force’ di governo e le categorie economiche. La sfida, dunque, è «lavorare con l’Unione europea per definire un accordo positivo che possa avere come soluzione quella di integrare ancora di più le nostre econome, invece di separarle, in un’ottica di mutuo beneficio e di crescita reciproca».

Trattare, mediare, ricucire, evitare «un distanziamento» tra l’economia europea e quella americana che porterebbe «a una compressione e a un indebolimento dell’Occidente, che non è mai una buona notizia».

Per quanto riguarda Bruxelles, Meloni ricorda come all’introduzione a febbraio dei dazi aggiuntivi Usa del 25% su acciaio e alluminio europei, la Commissione europea ha reagito prevedendo complessivamente contromisure sulle esportazioni statunitensi per un valore fino a 26 miliardi di euro, equivalenti alla portata economica delle tariffe statunitensi.

L’Italia a supporto dell’Europa

Rispetto alla risposta alla misura complessiva del 20% dei dazi, Meloni spiega invece che «ora l’Ue si è assestata su una reazione che io considero propedeutica ad una trattativa non escalatoria. Lo dico perché se invece la posizione fosse stata quella di una escalation, l’Italia non l’avrebbe supportata».

«La sfida da esplorare è invece quella che l’Italia è stata tra le prime nazioni a promuovere, e che anche la presidente della Commissione Ue von der Leyen ha ribadito ieri, ovvero la possibilità di azzerare i reciproci dazi sui prodotti industriali esistenti con la formula ‘zero per zero’».

«È questo il negoziato che deve vederci tutti impegnati e a tutti i livelli, che vede impegnati noi e che impegna me che sarò a Washington il prossimo 17 aprile e ovviamente intendo affrontare anche questa questione con il presidente degli Stati Uniti», specifica Meloni, spostando poi il focus del discorso dagli Usa all’Ue perché «parallelamente a questo negoziato, il secondo punto da affrontare riguarda ciò che può fare l’Europa per affrontare la situazione».

Il messaggio a Bruxelles

Al netto della trattativa con Trump, è il messaggio spedito a Bruxelles, lo choc provocato dai dazi deve essere un’occasione per affrontare alcune questioni che sono diventate «ineludibili. Semplificando: visto che gli Stati Uniti impongono dei dazi, approfittiamo per togliere, qui, dazi che ci siamo autoimposti».

Il riferimento è alle regole «ideologiche e non condivisibili» del Green Deal, su cui Meloni invoca «fortissime correzioni», e alla necessità di «rafforzare la competitività delle nostre imprese, accelerare il percorso verso il mercato unico, accelerare la riforma del mercato elettrico, e penso alla semplificazione, visto che l’Unione europea è soffocata dalle regole e le regole sono alla fine delle tasse, dei dazi autoimposti».

Infine, la premier pone l’accento sulla salvaguardia del mercato interno perché, a suo avviso, è necessario «evitare che la sovrapproduzione della Cina e di altri paesi soprattutto asiatici colpiti dai dazi statunitensi impatti nel nostro mercato interno. Correttamente, su questo, von der Leyen ha proposto di istituire una task force per la sorveglianza delle importazioni, proposta che l’Italia ha sostenuto».

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