Ires premiale per chi reinveste gli utili e assume, un ritocco alla platea della flat tax, straordinari detassati per infermieri e medici specializzandi, esonero dal blocco parziale del turn over per forze di polizia ed enti locali. Questi i principali “aggiustamenti” alla manovra su “imprese, sanità e famiglia”, maturati al vertice a palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni, i vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, il leader di Nm Maurizio Lupi, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il suo vice al Mef Maurizio Leo.
Due ore, ieri, per fare il punto sulle priorità della finanziaria, il cui esame entrerà nel vivo oggi in commissione Bilancio alla Camera.
Una riunione, definita dal “clima molto collaborativo”, che ha visto una mano tesa alle imprese, che con Confidustria propongono il taglio di cinque punti, dal 24 al 19%, dell’Ires per chi mantiene almeno il 70% di utili in azienda per investimenti o assunzioni.
La Lega può rivendicare un passo avanti sulla flat tax, con l’innalzamento da 30 a 35mila euro del tetto di reddito da lavoro dipendente sotto la quale si può accedere alla flat tax per la parte di lavoro autonomo.
Mentre resterebbe fuori, per ora, il taglio dell’Irpef sul ceto medio, reclamato da Forza Italia e che arriverà solo dopo aver consolidato i conti pubblici. In arrivo anche una tassazione agevolata al 5% per gli straordinari degli infermieri e degli specializzandi e l’esclusione dal blocco parziale del turn over per forze dell’ordine ed enti locali, rivendicate da Fratelli d’Italia.
La manovra è attesa in Aula alla Camera a partire da lunedì prossimo, da oggi la commissione inizierà l’esame degli emendamenti, e l’obiettivo della maggioranza è chiudere entro sabato, dal momento che domenica sono in programma importanti appuntamenti di partito, con FdI impegnata nella giornata finale di Atreju, con l’intervento della premier Giorgia Meloni, e il congresso della Lega in Lombardia.
Gli annunciati aggiustamenti si tradurranno nelle prossime ore negli emendamenti del governo. Ma sul tavolo restano ancora gli emendamenti parlamentari. Tra questi un possibile allentamento della stretta sui bitcoin: la manovra prevede un balzo dal 26 al 42% dell’aliquota sulle plusvalenze sulle criptovalute. Un intervento non esattamente visto di buon occhio da chi in Italia fa da referente a Elon Musk, prossimo a entrare nell’amministrazione americana targata Trump.
Sul tavolo ci sono gli emendamenti “segnalati” da Forza Italia e Lega, il primo di Roberto Pella chiede di cancellare la soglia di esenzione di 2mila euro, il secondo di Giulio Centemero di portare l’aliquota al 28%.
Intanto con il veicolo del Milleproroghe il governo dà esecuzione ad alcune delle richieste della maggioranza, che non hanno trovato spazio nel decreto fiscale o nella manovra. Nel provvedimento, più snello che in passato e approvato in anticipo rispetto al solito, c’è lo slittamento di 3 mesi – dal 31 dicembre di quest’anno al 31 marzo 2025 – dell’obbligo per le imprese di stipulare una polizza contro i danni derivanti da calamità naturali come terremoti, alluvioni e frane. E la proroga dello scudo erariale per gli amministratori. Trova spazio nel testo anche uno stop “tombale” alle multe da 100 euro per i no-vax, che potranno anche chiedere un rimborso. Infine, il rinvio della consulta dei tifosi nelle società di calcio.