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Lavoratori sempre più vecchi in Italia, giovani in fuga: crescono gli occupati over 50

Una popolazione sempre più anziana e più sola con i giovani che emigrano all’estero senza tornare in cerca di prospettive che in Italia sembrano sempre meno rosee. Aumentano le famiglie ridotte a nuclei mono componente e un mercato del lavoro che fatica a tenere il passo con l’Europa. È il ritratto che emerge dai dati…
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(Foto LaPresse - Claudio Furlan)

Una popolazione sempre più anziana e più sola con i giovani che emigrano all’estero senza tornare in cerca di prospettive che in Italia sembrano sempre meno rosee. Aumentano le famiglie ridotte a nuclei mono componente e un mercato del lavoro che fatica a tenere il passo con l’Europa. È il ritratto che emerge dai dati presentati da Gianfranco Santoro, Direttore centrale del dipartimento di “Studio e ricerca” dell’Inps, durante un’audizione nella commissione d’inchiesta della Camera sugli effetti della transizione demografica.

Giovani in fuga

Uno dei dati più allarmanti riguarda l’emigrazione giovanile: negli ultimi dieci anni, 352 mila italiani, tra i 25 e i 34 anni, si sono trasferiti all’estero. Di questi, solo 104 mila hanno fatto ritorno nel Paese e hanno trovato condizioni di stabilità economica. Sul fronte occupazionale, i segnali restano poco incoraggianti. Il tasso di occupazione nella fascia 15-64 anni si è attestato nel 2024 al 62%, ben lontano dalla media europea del 71%. Un gap che colloca l’Italia tra i fanalini di coda del continente. Le criticità più evidenti? L’impiego giovanile e femminile, due categorie da sempre penalizzate da un mercato del lavoro rigido e poco inclusivo. Santoro spiega che il saldo negativo «contribuisce ad alzare “l’indice di vecchiaia”, un indicatore chiave del disequilibrio tra popolazione giovane e anziana.

Lavoratori sempre più vecchi

La fuga di giovani priva l’Italia non solo di capitale umano, ma anche di futuro. Tant’è che la capacità contributiva rimane a carico di lavoratori sempre più vecchi. Negli ultimi quarant’anni, la quota di lavoratori sopra i 60 anni è cresciuta del 5%, mentre l’età media dei lavoratori è aumentata in tutti i settori. Le proiezioni Inps indicano che tra il 2025 e il 2040 la quota di lavoratori anziani, oltre i 55 anni, continuerà a crescere fino a metà periodo, per poi tornare ai livelli attuali. Contestualmente, aumenterà lievemente la presenza dei giovani sotto i 34 anni (+5 punti percentuali), mentre calerà in modo significativo quella dei lavoratori tra i 35 e i 54 anni (-7 punti percentuali). Nemmeno l’aumento delle retribuzioni basta a compensare gli effetti dell’inflazione: nel 2023 il reddito medio annuo da lavoro è stato di circa 25.300 euro, in crescita del 2,9% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, lo stesso anno ha registrato un tasso d’inflazione del 5,7%, con una conseguente perdita di potere d’acquisto per milioni di lavoratori.

Cambia la famiglia

A complicare ulteriormente il quadro è la trasformazione della struttura familiare. Secondo le previsioni Istat, entro il 2043 quasi il 40% delle famiglie sarà composto da una sola persona. Un fenomeno particolarmente rilevante tra gli anziani: si prevede che vivranno da soli 6,2 milioni di pensionati over 65 (+38%) e 4 milioni di over 75 (+4%). «Un trend che – sottolinea Santoro – indebolisce ulteriormente le reti familiari, da sempre pilastro del sistema di assistenza informale». I numeri dell’Inps parlano chiaro: l’Italia è nel pieno di una transizione demografica che minaccia la sostenibilità del suo sistema economico e sociale. Una sfida che richiede interventi strutturali su più fronti – dalle politiche per il lavoro al sostegno alla natalità, passando per un welfare più moderno e inclusivo – prima che il tempo, e le persone, finiscano davvero.

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