Si muove il quadro diplomatico intorno al conflitto nella Striscia di Gaza dopo l’annuncio del piano di pace presentato dal presidente statunitense Donald Trump. Secondo fonti citate da Sky News Arabia, Hamas e altre fazioni armate sarebbero «vicine ad accettare» la proposta, pur avendo chiesto al Qatar chiarimenti sui tempi del ritiro israeliano e sulle garanzie di sicurezza per i propri leader all’estero.
Il piano, articolato in 20 punti e sostenuto da Israele e da diversi Paesi arabi, prevede la liberazione immediata degli ostaggi, il ritiro graduale delle forze di difesa israeliane da Gaza, il disarmo di Hamas e la formazione di un governo tecnico nella Striscia, posto sotto la supervisione diretta di Trump e dell’ex premier britannico Tony Blair. L’Autorità nazionale palestinese resta invece esclusa dal progetto.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato l’adesione al piano, ma ha ribadito che «Israele non ha accettato e non accetterà uno Stato palestinese». Una linea che ha suscitato critiche interne, come quelle del ministro delle Finanze Smotrich, e che si scontra con le posizioni della comunità internazionale: il premier britannico Keir Starmer e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno riaffermato che l’orizzonte politico deve restare la soluzione dei due Stati.
Trump ha dato a Hamas tre o quattro giorni di tempo per rispondere, avvertendo che in caso di rifiuto «Israele farà ciò che deve». Russia, Francia, Cina e Unione europea hanno accolto positivamente l’iniziativa, mentre l’Iran resta in attesa delle mosse palestinesi. Intanto, sul mare cresce la tensione attorno alla flottiglia internazionale diretta a Gaza, con Italia e Turchia che invitano alla prudenza.
«È ora fondamentale che tutte le parti rispettino l’accordo», ha dichiarato il segretario generale dell’Onu António Guterres, sottolineando l’importanza del ruolo svolto dai Paesi arabi e musulmani. Per Trump, se Hamas accetterà, «potrebbe essere l’intesa che non si è mai raggiunta in tremila anni».