Il deputato del Partito democratico Claudio Stefanazzi e l’imprenditore barese Vito Ladisa sono stati assolti dalla Corte d’Appello di Torino dall’accusa di finanziamento illecito in relazione alla campagna elettorale di Emiliano alle primarie del 2017.
Stefanazzi, all’epoca, era capo di gabinetto del presidente della Regione Puglia. In primo grado a entrambi erano stati inflitti quattro mesi di reclusione.
Il caso si riferiva a somme di denaro versate a una società del Torinese che curava la campagna elettorale di Emiliano alle primarie del 2017 del partito democratico. L’accusa era di finanziamento illecito.
Oggi i giudici hanno stabilito che «il fatto non sussiste». Emiliano era già stato assolto dal tribunale.
«Sono sempre stato convinto che il lavoro della magistratura avrebbe fatto luce su questa vicenda. Di qui la mia ferma volontà di rinunciare alla prescrizione e al patteggiamento che non avrebbero sortito altro effetto se non quello di gettare ombre sul mio percorso umano e imprenditoriale che, invece, è sempre stato dignitoso e adamantino», afferma l’imprenditore Vito Ladisa. «Ancora una volta – aggiunge – la magistratura, troppo spesso bersaglio di offese e oggetto di chiacchiere da bar, ha dimostrato attenzione e capacità di discernimento dinanzi a quella che si sarebbe potuta rivelare una brutta pagina della vita giudiziaria e democratica del nostro Paese. Ringrazio gli avvocati Simona Grabbi e Michele Laforgia per la passione e l’impegno con i quali mi hanno assistito in questo percorso».
«Siamo lieti – commenta l’avvocato Grabbi, che insieme a Laforgia ha difeso Vito Ladisa – che la Corte abbia riconosciuto che i fatti non sussistono, così come noi abbiamo sostenuto fin dall’inizio di questo lunghissimo procedimento». A patrocinare Stefanazzi è stato l’avvocato Luigi Chiappero.