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Ex Ilva, è il giorno della decisione: si sceglie l’offerta migliore. Intanto si teme l’ennesima “emorragia” di lavoratori

Tre player internazionali in pista per rilevare il gruppo siderurgico ex Ilva, finito in amministrazione straordinaria per ben due volte negli ultimi 12 anni. Oggi commissari e governo dovrebbero rivelare il nome dell’offerta ritenuta migliore sotto il piano occupazionale, industriale e ambientale e proseguire la trattativa in esclusiva definendo l’accordo con questo entro giugno, mese…
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Tre player internazionali in pista per rilevare il gruppo siderurgico ex Ilva, finito in amministrazione straordinaria per ben due volte negli ultimi 12 anni. Oggi commissari e governo dovrebbero rivelare il nome dell’offerta ritenuta migliore sotto il piano occupazionale, industriale e ambientale e proseguire la trattativa in esclusiva definendo l’accordo con questo entro giugno, mese in cui si ipotizza finiscano le risorse messe in campo finora dal governo per la prosecuzione della produzione. Le offerte per l’intero gruppo sono arrivate dalla cordata azera di Baku Steel Company, dagli indiani di Vulcan Green Steel (Jindal) e dal fondo americano Bedrock Industries. I primi sembrano essere i favoriti e hanno chiesto il coinvolgimento di Cdp e Sace.

Il fattore tempo

Una corsa di due mesi, aprile e maggio, per trovare la quadra su tutto: prezzo, piano industriale, occupazione, ambiente, processi di decarbonizzazione. I sindacati metalmeccanici, che finora hanno avuto una interlocuzione serena col governo, chiedono però garanzie sul futuro occupazionale anche dei lavoratori rimasti per anni in cassa integrazione, come gli ex Ilva in as e quelli di indotto e appalto, le cui aziende sono in sofferenza da lungo tempo.

Il ruolo dello Stato

Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha confermata la partecipazione pubblica nella nuova compagine societaria. Una decisione non facile, vista la precedente esperienza di Invitalia in società con ArcelorMittal finita con la dichiarazione di amministrazione straordinaria. Il ministro ha confermato che l’obiettivo è chiudere la trattativa col miglior offerente puntando alla massima occupazione e alla piena decarbonizzazione.

La flotta ferma in rada

Intanto non mancano i problemi dentro e fuori dallo stabilimento. L’unione Marittimi di Taranto denuncia lo stato di inattività della flotta di proprietà dell’ex Ilva, oggi gestita da “AdI Servizi Marittimi”, azienda che si è resa disponibile a incontrare i lavoratori per chiarire. Le navi “Corona Boreale”, “Corona Australe”, Barge “Vega I”, “Sirio I”, “Ceti” e “Tauri” giacciono ormeggiate nel porto di Taranto e si teme la perdita del posto di lavoro per i quasi 200 impiegati sulle navi. Circolano voci che il siderurgico voglia dismetterne almeno una parte della flotta utilizzata per trasportare materie prime e merci.

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