Con 163 voti a favore è arrivato al Senato il via libera definitivo al decreto Sicurezza, già approvato alla Camera con la fiducia. Il testo, varato dal governo il 12 aprile, riprende il disegno di legge omonimo, rimasto fermo in Commissione a Palazzo Madama, introducendo però alcune modifiche per garantire copertura finanziaria, immediata operatività e accogliere i rilievi del Quirinale.
Le finalità e le novità
Il provvedimento rafforza gli strumenti di prevenzione e repressione in ambiti sensibili come terrorismo, criminalità, sicurezza urbana, immigrazione e ordine pubblico, segnando un deciso irrigidimento dell’approccio legislativo. Tra le novità principali, l’introduzione di nuovi reati come la detenzione o diffusione di istruzioni per atti terroristici, controlli più stringenti sui noleggi di veicoli anche tramite piattaforme digitali, e una riformulazione della documentazione antimafia con misure economiche a tutela di chi rischia di perdere il sostentamento per effetto di interdizioni.
Cambiano anche le regole sulla cittadinanza: la revoca, in caso di reati gravi, sarà possibile solo se il soggetto ha un’altra nazionalità, e potrà essere disposta entro dieci anni. Il decreto introduce il reato di occupazione arbitraria di immobili, trasforma in reato penale il blocco stradale o ferroviario, e rende più severe le sanzioni per danneggiamenti durante le manifestazioni.
Il Dacur viene esteso a chi ha precedenti per reati contro persone o patrimonio nei mezzi pubblici. Cambia anche il regime di rinvio pena per le detenute madri, che non sarà più automatico. Viene inoltre vietata la vendita delle infiorescenze di cannabis, salvo per le sementi a uso legale.
Ampio spazio è riservato alle forze dell’ordine: nuove aggravanti per violenza e resistenza legate a opere pubbliche, introduzione del reato di lesioni a un agente in servizio, obbligo di bodycam nei servizi di ordine pubblico e controlli ferroviari. Sul piano carcerario, introduce incentivi per le aziende che assumono detenuti anche fuori dagli istituti e affida al Governo una delega per riformare il regolamento penitenziario.
Le reazioni
Il clima politico intorno al decreto resta rovente. «Un provvedimento indispensabile, osteggiato da una sinistra che difende chi occupa case, aggredisce le forze dell’ordine e delinque», ha attaccato Jacopo Morrone (Lega), accusando le opposizioni di essere «incapaci di comprendere che la sicurezza è la base della libertà». Di segno opposto il giudizio delle minoranze.
«Altro che decreto sicurezza: è solo una lista di reati spot, mentre mancano risorse vere per le forze dell’ordine e strumenti per garantire la certezza della pena», ha replicato la vicepresidente del M5S Chiara Appendino.
Durissima anche la segretaria del PD Elly Schlein: «Voi dite sicurezza ma create solo esclusione. Noi non difendiamo i criminali, voi sì: avete rimandato a casa un torturatore libico. La vera sicurezza è una società che non lascia indietro nessuno». Il decreto dovrà essere convertito in legge entro il 12 giugno.