La giornata per i cardinali è iniziata di buon mattino nella residenza di Casa Santa Marta, dove alloggiano da due giorni. Alle 10 sono entrati in San Pietro per la messa Pro eligendo Pontefice. Un rito propedeutico che segna la separazione tra i porporati elettori, 133, dagli ultraottantenni che, invece, sono fuori dalla Cappella Sistina.
La celebrazione
La celebrazione è stata officiata dal cardinale decano, Giovanni Battista Re, davanti a oltre cinquemila fedeli che sono giunti in basilica di buon mattino dopo aver superato i controlli di sicurezza. Durante l’omelia, ancora una volta Re ha dipinto l’identikit del prossimo papa: «L’elezione del nuovo Papa non è un semplice avvicendarsi di persone, ma è sempre l’Apostolo Pietro che ritorna. I Cardinali elettori esprimeranno il loro voto nella Cappella Sistina, dove – come dice la Costituzione Apostolica Universi dominici gregis – tutto concorre ad alimentare la consapevolezza della presenza di Dio, al cui cospetto ciascuno dovrà presentarsi un giorno per essere giudicato», ha esordito il decano, aggiungendo: «nel Trittico Romano Papa Giovanni Paolo II auspicava che, nelle ore della grande decisione, l’immagine michelangiolesca di Gesù Giudice ricordasse a ciascuno la grandezza della responsabilità di porre le “somme chiavi” (citando Dante) nelle mani giuste. Preghiamo quindi perché lo Spirito Santo, ci regali un nuovo Papa secondo il cuore di Dio per il bene della Chiesa e dell’umanità. Preghiamo perché Dio conceda alla Chiesa il Papa che meglio sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio».
La liturgia
È però durante la liturgia eucaristica che la messa preparatoria cattura l’attenzione dei presenti e anche di quanti hanno seguito il rito in piazza sui mancherai e in tv. Durante lo scambio del segno di pace, Re, abbracciando il cardinale Pietro Parolin, concelebrante insieme a tutti i cardinali, non accorgendosi che i microfoni erano aperti, sorridendo ha detto «auguri, auguri doppi». Una frase che ha subito fatto drizzare le antenne a gli altri cardinali presenti, anche perché si presta a molte interpretazioni. Ovviamente, potrebbe essere riferita al ruolo di principale papabile che investe l’ex segretario di stato Vaticano.
Tuttavia, c’è anche il ruolo di presidente del conclave e quindi del seggio elettorale che spetta a Parolin, in quanto decano del sacro collegio in Sistina, essendo stato nominato da Papa Francesco nel 2014.
Cosi, tra irritazione e sorrisi, abbracci e saluti, la messa pro eligendo ha visto uno degli ultimi momento unitari del collegio nella sua interezza. Poi, i cardinali si sono intrattenuti tra loro e con i rispettivi collaboratori prima di pranzo. Subito dopo, è iniziata l’intonazione del canto Veni creatore spiritus e in processione sono entrati nella Sistina, chiusa dal direttore delle celebrazioni liturgiche vaticane, monsignor Diego Ravelli, intimando l’extra omnes.