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Commissione Ue, no alla sfiducia per Von der Leyen: FdI e sinistra disertano il voto

Dopo tanto clamore la mozione di censura nei confronti della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, non ha ottenuto i voti necessari per passare al Parlamento di Strasburgo. Un risultato atteso, che però ha smosso le acque già inquiete nella maggioranza del secondo mandato della leader, soprattutto a sinistra. I voti a favore…
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Dopo tanto clamore la mozione di censura nei confronti della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, non ha ottenuto i voti necessari per passare al Parlamento di Strasburgo. Un risultato atteso, che però ha smosso le acque già inquiete nella maggioranza del secondo mandato della leader, soprattutto a sinistra.

I voti a favore della mozione presentata dal conservatore rumeno Gheorghe Piperea (del gruppo Ecr, lo stesso in Europa dei deputati italiani di Fratelli d’Italia), sono stati al di sotto della maggioranza di due terzi necessaria per l’approvazione della sfiducia. In soldoni, hanno votato per la sfiducia a von der Leyen 175 europarlamentari, mentre in 360 hanno votato contro, 18 invece le astensioni.

Da notare l’alto numero di assenti in aula al momento della votazione: in totale 166. Un segnale inequivocabile, maggiormente da sinistra, alla linea politica della Commissione. Buona parte dei voti favorevoli alla mozione di censura è arrivata dai Patrioti, dal gruppo Esn e da una parte dell’Ecr, oltre che da una consistente pattuglia di Non Iscritti. Contrari il Ppe, l’S&D, Renew e una parte dei Verdi/Ale. La presidente della Commissione non era presente al centro dell’emiciclo, invitata a Roma da Giorgia Meloni per prendere parte alla Conferenza sulla Ricostruzione dell’Ucraina.

Il caso italiano

Ma, al di là del «semplice» voto, emblematico è il caso dell’Italia, con una maggioranza al Governo Meloni che ha deciso di votare diversamente o di non farlo proprio. È il caso degli europarlamentari di Fratelli d’Italia, che hanno deciso di astenersi dal voto, considerando la mozione un errore politico, in contrasto con lo stesso gruppo politico di appartenenza.

Come ampiamente annunciato è invece arrivato il sì alla censura da parte della Lega, con il voto favorevole del capo-delegazione Paolo Borchia e degli eurodeputati Susanna Ceccardi, Annamaria Cisint, Silvia Sardone, Raffaele Stancanelli, Isabella Tovaglieri e Roberto Vannacci. Discorso opposto, anche questo annunciato già alla vigilia, di Forza Italia, che ha confermato il suo sostegno alla presidente della Commissione, votando in maniera compatta contro.

Sul fronte delle opposizioni

Vedute diverse anche sul fronte dell’opposizione, tra i parlamentari del Partito Democratico che hanno optato, quasi tutti, per votare contro la sfiducia. Tra gli assenti «per motivi politici» Cecilia Strada, Marco Tarquinio e Alessandro Zan. «Non volevo che il mio voto contro la mozione di destra potesse passare per sostegno a von der Leyen», ha detto l’attivista ed ex presidente di Emergency.

Sulla stessa linea anche l’ex direttore di Avvenire: «Non ho inteso dare fiducia anche in modo indiretto alla presidente di una Commissione Ue che sta insidiando e svalutando il ruolo del Parlamento europeo». Per l’assenza politica anche gli eurodeputati dei Verdi e di Sinistra italiana. Discorso a parte invece per il Movimento 5 Stelle, che a Strasburgo ha votato insieme alle ultra-destre per la sfiducia. «Fratelli d’Italia riesce a non votare la mozione di censura proposta dagli europarlamentari del loro stesso gruppo politico – ha commentato il capogruppo M5S al Senato, Stefano Patuanelli – Nemmeno si sono astenuti, sono scappati e non hanno proprio partecipato. Un modo politicamente imbarazzante per fare una carezza a Ursula».

La motivazione alla base

Alla base della mozione, lo ricordiamo, non c’era però l’intero operato di von der Leyen nei suoi mesi del secondo mandato da presidente della Comissione Ue, ma in particolare il cosiddetto «Pfizergate», che riguarda la presunta mancanza di trasparenza nelle modalità con cui nel 2021 l’Unione Europea ottenne circa 1,8 miliardi di dosi di vaccino contro il Covid-19 dall’azienda farmaceutica Pfizer-BioNTech.

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