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Cnel, la produttività italiana è al palo nonostante l’occupazione record

Per la prima volta, come da indicazioni dell’Unione europea, il Cnel (Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro) ha pubblicato il rapporto nazionale annuale sulla produttività, redatto dal Comitato Nazionale Produttività. Un documento con il quale, dati alla mano, confrontarsi con gli altri Paesi dell’Unione e cercare soluzioni per migliorare. Dal report emerge un quadro a…
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Per la prima volta, come da indicazioni dell’Unione europea, il Cnel (Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro) ha pubblicato il rapporto nazionale annuale sulla produttività, redatto dal Comitato Nazionale Produttività. Un documento con il quale, dati alla mano, confrontarsi con gli altri Paesi dell’Unione e cercare soluzioni per migliorare. Dal report emerge un quadro a tinte chiaro scuro. Prendendo in considerazione, infatti, gli ultimi tre anni, quindi tra il 2022 e il 2024, sono innegabili le performance positive sul fronte della crescita del Pil, dell’occupazione e delle esportazioni. A queste, però, non possono che essere associate le criticità, in particolare sulla produttività, secondo il Cnel, rimasta pressoché stagnante. Le cause? Il report parla di fattori strutturali come bassa qualificazione della forza lavoro, invecchiamento demografico e predominanza di microimprese, ma anche a causa delle stesse imprese, che hanno preferito investire maggiormente sul lavoro piuttosto che sul capitale.

Il nodo della produttività

La produttività italiana, tra il 1995 e il 2024, è cresciuta in media soltanto dello 0,2% all’anno, contro l’1,2% della media europea. Le riprese, che pure ci sono state in particolare tra il 2009 e il 2014, sono state limitate e seguite da un periodo di stagnazione. Scendendo nel dettaglio, una crescita più solida negli ultimi anni si è registrata soltanto per il settore privato non agricolo, escludendo finanza e immobili (+1,6% negli ultimi cinque anni fino al 2024). A seguire poi il settore delle costruzioni, commercio e servizi ad alta intensità di conoscenza.

I dati dell’occupazione

Tra i dati positivi, come già accennato, i numeri dell’occupazione, in aumento del 4,4% tra il 2019 e il 2024. Percentuali che segnano sì un trend positivo, anche rispetto agli altri 27 dell’Ue, ma perlopiù in settori a basso valore aggiunto, come costruzioni, ristorazione, sanità e assistenza. Negli ultimi anni, quindi, c’è stato più lavoro, ma è calata la produttività: un paradosso.

Competenze e mansioni

Il rapporto sottolinea per questo l’importanza dell’allineamento tra competenze e mansioni lavorative, aggiungendo che nei contesti con meno disallineamento c’è una produttività maggiore. Le grandi imprese, più digitalizzate, internazionalizzate e innovative, registrano una produttività fino al 70% più alta rispetto alle medie imprese. Tuttavia, il 94,7% delle imprese italiane ha meno di 10 addetti, frenando la produttività aggregata. Tra gli altri elementi che determinano la produttività ci sono l’export, l’adozione di tecnologie digitali e la capacità innovativa delle imprese. La digitalizzazione offre, infatti, un premio di produttività tra il 15 e il 30%.

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