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Almasri, l’ultimatum della Cpi all’Italia: «Un mese di tempo per spiegare il caso»

La prima camera preliminare della Corte Penale Internazionale, l'organo giudiziario della Cpi, «invita la Repubblica Italiana a presentare osservazioni per spiegare la mancata consegna alla Corte di Osama Elmasry-Almasri Njeem, il generale libico accusato di crimini contro l’umanità, dopo il suo arresto in territorio italiano». Lo si legge nel documento della Corte dell’Aia trasmesso a Roma. La Camera…
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La prima camera preliminare della Corte Penale Internazionale, l’organo giudiziario della Cpi, «invita la Repubblica Italiana a presentare osservazioni per spiegare la mancata consegna alla Corte di Osama Elmasry-Almasri Njeem, il generale libico accusato di crimini contro l’umanità, dopo il suo arresto in territorio italiano». Lo si legge nel documento della Corte dell’Aia trasmesso a Roma.

La Camera chiede quindi all’Italia «a fornire, entro il 17 marzo 2025, informazioni relative alla mancata consegna» di Almasri alla Corte nonché a «presentare osservazioni in merito alla sua mancata perquisizione e al sequestro di materiali» in suo possesso, nonostante la corrispondenza tra lo stesso tribunale che ha sede in Olanda e il ministero della Giustizia italiano che con due lettere ha tentato di spiegare le ragioni per cui il generale libico sia stato accompagnato con un Falcon dell’Aeronautica militare nel suo Paese.

La richiesta

«Il 17 gennaio 2025 – scrivono ancora i magistrati internazionali, motivando la richiesta, – la Corte è stata informata che Almasri si trovava all’interno dell’area Schengen, in un paese diverso dall’Italia. La Camera ha quindi accelerato la valutazione e il 18 gennaio ha emesso, a maggioranza, un mandato d’arresto internazionale. Sempre il 18 gennaio, la Camera ha emesso un’ordinanza che incarica il Cancelliere della stessa Corte di inviare richieste di cooperazione, di sequestrare qualsiasi prova o dispositivo trasportato dal sospettato che possa contenere elementi utili e di trasmettere tali prove alla Corte».

«Il 18 gennaio – annota sempre la Corte – il cancelliere ha inviato richieste urgenti di arresto provvisorio di Almasri ai sei Stati europei in cui si riteneva che il sospettato potesse essere presente: uno di questi Stati era per l’appunto l’Italia». Da qui, «il 19 gennaio il generale libico è stato arrestato in territorio italiano a Torino, ma due giorni dopo, Il 21 gennaio, è stato rilasciato e riportato in Libia. Così facendo, l’Italia non ha cercato di avviare consultazioni con la Corte ai sensi dell’articolo 97 dello Statuto nel periodo tra l’emissione del mandato d’arresto e il ritorno di Almasri in Libia», chiosa il documento.

La notifica

La Camera preliminare, quindi dopo aver aperto un fascicolo contro l’Italia, ha notificato a Roma l’avvio di una formale procedura di accertamento per una condotta ritenuta “inadempiente” in merito alla mancata consegna all’Aja, da parte del nostro Paese, di Almasri. Con questa richiesta si apre uno scenario che, nel caso in cui le “osservazioni” del governo non dovessero apparire convincenti, o se dovessero essere ritenute fondate le ipotesi di “non cooperazione”, la Corte potrebbe valutare se la questione «debba essere deferita al Consiglio di Sicurezza dell’Onu» o «all’Assemblea generale degli Stati».

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