La cosa che maggiormente sconcerta nella vicenda del voto di scambio a Modugno non è la ripetitività con cui la magistratura scopre queste vicende. E non è nemmeno (tanto) la scoperta che la criminalità continua a cambiar pelle approfittando della porosità di quella delle istituzioni, insinuandosi in esse.
La cosa più sconcertante è la conferma della debolezza della politica. Perchè nel voto di scambio una delle due parti non gioca nel proprio ruolo, ed è la politica.
La criminalità fa il suo (sporco) mestiere. È la politica che non deve sottomettersi ad essa, visto che – fra l’altro – ha il compito istituzionale di combatterla. E invece si lascia andare in questo abbraccio mortale che è come la sniffata per un tossico.
Il problema del voto di scambio è il dramma attuale della politica. Che cerca solo voti, e non più qualità.
Con tutto il rispetto per gli idraulici, ma può accadere che un idraulico si trovi candidato alla Regione solo perché promette di avere più voti di un professore universitario. Ma, purtroppo, può anche accadere che il vicepresidente della Commissione parlamentare Antimafia non si accorga di aver candidato alla Regione, nel suo partito, un idraulico che fra i suoi dipendenti ha il nipote della compagna del più conosciuto e temuto boss mafioso di Bari.
Un idraulico che i suoi voti – guarda caso – li acquisterebbe dalla mafia. E’ il candidato che fa la differenza. Qualcuno glielo spiega ai partiti?










