Piovono soldi, si dovrebbero spendere, ma restano in cassa. È la scomoda condizione in cui si trovano gli enti locali, Regioni e Comuni, che non hanno mai avuto a disposizione così tanti soldi come quelli ricevuti negli ultimi anni.
Il problema è che, adesso, non riescono a spenderli, o quantomeno non riescono a farlo al ritmo e alle scadenze necessarie.
Le principali fonti di finanziamento sono il Pnrr ed il Fondo Coesione. Col Pnrr, l’Italia ha ottenuto quasi 200 miliardi dall’Europa per finanziare lavori e riforme da ultimare entro giugno 2026. Attualmente siamo a meno della metà, per cui molti progetti rischiano di saltare e molti soldi dovranno essere restituiti.
Ma l’attuazione del Pnrr sta complicando la vita anche al Fondo di Coesione, circa 40 miliardi che – è vero – non hanno una scadenza immediata, ma rischiano ugualmente di essere improduttivi per la lentezza con cui si stanno spendendo. In tre anni, appena il 4,2 per cento!
La Puglia è la Regione che ha ottenuto di più dalla Coesione, 5,7 miliardi, ma è anche quella che ad agosto scorso aveva speso meno di tutte: appena il 2,26% di impegni e lo 0,46% di pagamenti. Ci sono dieci anni per ultimare tutte le opere e i progetti finanziati con la Coesione, ma di questo passo, se non ci saranno deroghe, sarà difficile mantenere gli impegni.
E dire che la Puglia ha urlato a squarciagola per avere quei soldi (che ha avuto per ultima) perché i progetti bussavano alla porta. Ma adesso che li ha avuti, perché nessuno va ad aprire?










