Due a zero. Il risultato parziale delle regionali conferma le previsioni. Dopo la Calabria, come volevasi dimostrare, il centrodestra è avanti di due lunghezze. Di questo passo, finirà 3-2 (Marche, Calabria e Veneto alla destra, Puglia e Campania alla sinistra). Solo se il centrodestra riuscisse a conquistare la Campania potrebbe parlare di vittoria. Altrimenti si riproporrebbe lo status quo, e sarebbe un pareggio perfetto. Ma il risultato calabrese lancia due segnali importanti.
Il primo: l’affluenza alle urne continua a scendere, e quando al voto partecipano solo quattro elettori su dieci, nessuno può cantare vittoria. Anzi, si deve prendere atto di un malessere sociale e politico endemico e acuto, e correre in fretta all’ospedale.
Il secondo: chi parte prima stravince. Occhiuto ha potuto gestire in totale solitudine i tempi e i ritmi delle elezioni. Era già candidato quando gli avversari si affannavano – e si attardavano – nella ricerca del suo avversario. Alla fine, Occhiuto, avendo anche governato bene, ha raccolto il seminato, mentre Tridico stava ancora arando il terreno.
Questi segnali ci proiettano in Puglia, dove si voterà a novembre. C’è un candidato in campagna elettorale da un anno, mentre il suo avversario sarà ufficializzato forse solo oggi. E in giro non c’è molta voglia di andare a votare. Il risultato elettorale sarà diverso dalla Calabria, ma il messaggio è lo stesso: la democrazia non ama le partite facili, e premia chi non si nasconde.
