In Italia, ci dice l’Istat, ci sono 23.500 centenari. Fra essi anche molti che hanno abbondantemente superato il secolo di vita.
Negli ultimi sei anni, il numero dei centenari è raddoppiato. Il 91 per cento di essi vive in famiglia. Sono dati da non sottovalutare, perché la dicono lunga sulla qualità della vita alle nostre latitudini. E raccontano di una realtà socio-sanitaria tutt’altro che fatiscente come spesso, invece, viene dipinta.
Se la vita si allunga non è per effetto delle radizioni solari, ma perché sulla terra ci sono condizioni ideali per vivere di più. E queste condizioni le assicura, preminentemente, il comparto che più di ogni altro viene messo sotto accusa, quello della sanità e dell’assistenza.
Se l’Italia si fregia di essere uno dei Paesi più longevi al mondo, bisogna prenderne atto, è perché ha un sistema sanitario fra i migliori del mondo. Piaccia o non piaccia. Lo dice l’Istat.
Certo, ci sono le liste d’attesa, i ricoveri impropri, carenze di personale, reparti fatiscenti e tutto quello che rientra nella cosiddetta malasanità. Ma i numeri dicono altro. E parlano di un Paese che, nonostante tutto, riesce ad assicurare a 23.500 persone di superare il secolo di vita, traguardo che appena vent’anni fa era inimmaginabile.
Pensate a che età potremmo arrivare se non si buttassero 50 miliardi all’anno in farmaci ed esami inutili e se la politica la smettesse di occupare la sanità.










