Quirinale, continuano i giochi dei partiti

La candidatura di Silvio Berlusconi “impalla” la discussione sull’elezione del tredicesimo Presidente della Repubblica. Dal Pd fanno sapere che «fintanto che sul tavolo c’è l’ipotesi dell’ex cavaliere le trattative non si possono aprire». Anche Carlo Calenda, leader di Azione, insiste per sgomberare il campo dall’iniziativa che ormai, da Forza Italia soprattutto, è sempre meno sottovoce. Secondo l’europdeputato, «noi proponiamo la ministra della giustizia, Marta Cartabia. Tuttavia, è tempo che tra i leader delle forze politiche ci si incontri e si inizi a decidere sui candidati». Prosegue Calenda: «Berlusconi deve comprendere che la sua elezione è un fatto che non accadrà mai».

Anche Matteo Renzi cerca di spingere la palla più in là nel campo e, pur consapevole che con la sua cinquantina di grandi elettori proprio residuale non è, a dispetto di sette anni fa – quando assunse il ruolo di regista per portare Sergio Mattarella al Colle – questa volta sostiene di «essere impegnato a garantire un quadro istituzionale utile all’Italia e non a pensare ai nostri interessi di bottega». È però nel cosiddetto campo largo, ovvero l’alleanza organica tutta da costruire fra il partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, che le idee sono molteplici e confuse.
Alla suggestione del segretario Enrico Letta di ipotizzare l’elezione del presidente del Consiglio Mario Draghi a capo dello Stato, si oppone un asse consolidato durante il governo giallorosso tra l’allora premier, Giuseppe Conte, e il guru Dem, Goffredo Bettini. Per quanto le loro proposte siano differenti, i due si muovono con l’intento di ostacolare Draghi e e ridimensionare Letta. Secondo il presidente dei grillini sarebbe il momento di eleggere «una donna» al Quirinale, mentre il thailandese fa sapere che il profilo migliore è senza dubbio «quello di un esponente politico», cavalcando le tante ambizioni che insistono nel suo partito, a partire da quella del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, e quella dell’ex leader dell’Udc e oggi senatore eletto con il Pd, Pierferdinado Casini.
Insomma, alla boa della fine dell’anno il quadro è ancora complesso: leader e peones piuttosto che immettere elementi di distensione alimentano la confusione.

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